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Nord e Sud d’Italia sempre più lontani: i fondi Ue non bastano a colmare il gap

Se 125 miliardi sembran pochi. Nei tre cicli di programmazione della politica di coesione europea (2000-2006, 2007-2013 e 2014-2020), Bruxelles ha investito complessivamente 970 miliardi di euro. Di questi, l’Italia ne ha ricevuti per l’appunto 125, risorse che in questi 20 anni sono state destinate a ridurre il divario territoriale tra le regioni degli Stati…

Se 125 miliardi sembran pochi. Nei tre cicli di programmazione della politica di coesione europea (2000-2006, 2007-2013 e 2014-2020), Bruxelles ha investito complessivamente 970 miliardi di euro. Di questi, l’Italia ne ha ricevuti per l’appunto 125, risorse che in questi 20 anni sono state destinate a ridurre il divario territoriale tra le regioni degli Stati membri. Ebbene, l’Italia è l’unica che in questo arco temporale ha visto aumentare, seppur di poco, la disparità territoriale rispetto alle medie degli altri Paesi dell’Unione europea, come conferma il coefficiente di variazione del Pil pro capite a parità di potere di acquisto. A segnalarlo è l’Ufficio studi della Cgia di Mestre.

In pratica è aumentato il divario tra Nord e Sud. Nello specifico, l’analisi del centro studi veneto evidenzia che, se si fissa il dato pari a 100 nel 2000, nel 2021 nel Centro l’indice è sceso a 93,8, nel Mezzogiorno è a 94,9, nel Nord-Est a 98,7 e nel Nord-Ovest a 101,4. Comparando i risultati delle aree più ricche del Paese con quella più in difficoltà, si registra che, rispetto al Nord-Est, il Sud ha perso 3,7 punti e nei confronti del Nord-Ovest addirittura 6,4 punti. Sempre secondo la stessa analisi, le cause di questo mancato abbattimento delle distanze economiche tra le regioni italiane è dovuto a criticità storiche che non si riescono a rimuovere. Qualche esempio? Le lentezze burocratiche e l’inefficienza cronica delle amministrazioni regionali del Sud, le quali, pur essendo destinatarie della maggior parte dei fondi di coesione, in quanto inserite nel cosiddetto “pacchetto di regioni obiettivo” di cui fanno parte Puglia e Basilicata, non dispongono di risorse umane e competenze per realizzare i programmi operativi (i cosiddetti Por, ndr) a cui fanno seguito progetti di bassa qualità che non sono in grado di generare ricadute sull’economia dei territori e sulla qualità della vita delle persone. Inoltre, come conferma anche l’analisi di Bankitalia, le opere pubbliche durano un’eternità: basti osservare che per un investimento di cinque milioni di euro sono necessari undici anni per realizzarlo. Un dato che, secondo la Cgia, potrebbe riservare brutte sorprese anche per la messa a terra del Pnrr.

L’ultima nota, evidenziata dallo studio sul divario Nord-Sud, stabilisce che dove la pubblica amministrazione è più efficiente sono più produttive anche le imprese. Sotto questo aspetto in Puglia l’unica provincia che non è in fondo alla classifica è la Bat dove sia la pubblica amministrazione che le imprese hanno numeri più confortanti. Se si guardano i due dati singolarmente, invece, appare che la provincia di Brindisi ha una pubblica amministrazione efficiente come quelle del Nord, mentre le imprese sono più produttive, rispetto alle altre, in Capitanata, nella Bat e in provincia di Matera. Tutti numeri che confermano, conclude l’analisi della Cgia, che «lì dove la giustizia funziona peggio, la sanità è malconcia e le infrastrutture sono insufficienti, anche le imprese private di quei territori perdono competitività». Nonostante 125 miliardi di aiuti.

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