Non bastavano la burocrazia elefantiaca e la concorrenza spietata dei grandi portali. Il calo demografico, il rincaro delle tariffe energetiche e la discutibile quantità e qualità degli incentivi messi in campo dai vari governi hanno contribuito a ridurre sensibilmente, tra il 2019 e il 2022, il numero delle imprese giovanili: un calo pari al 9.9% su base nazionale, al 7.3 in Puglia e all’8.5 in Basilicata.
A descrivere questo scenario, tutt’altro che incoraggiante per le aziende con la maggioranza di titolari o soci under 35, è la Camera di commercio dell’Umbria che ha elaborato dati di Infocamere-Unioncamere relativi all’intero territorio italiano. Al 31 dicembre 2022 le imprese giovanili in tutto il Paese sono poco più di 522mila, cioè circa 16mila in meno rispetto al 2021 e addirittura 38mila in meno rispetto al 2019. Il buco diventa voragine se si allarga il periodo di confronto: nel 2011 le imprese giovanili in Italia erano 697mila, per cui nel periodo 2011-2022 ne sono scomparse o sono “invecchiate” senza essere state rimpiazzate circa 175mila, pari al -25.1%.
Andando nel dettaglio, il Trentino-Alto Adige è l’unico territorio a far registrare un incremento di imprese giovanili. I cali più consistenti si registrano nelle regioni del Centro e del Sud con le Marche che perdono il 14.3% di imprese giovanili, il Lazio il 10.3, il Molise il 16.5 la Calabria il 13. Male anche Puglia e Basilicata che tuttavia restano rispettivamente al quarto e al quinto posto della classifica delle regioni con più imprese gestite da under 35, ai vertici della quale spiccano Campania, Calabria e Sicilia.
Tra i più penalizzati ci sono i giovani operatori attivi nel commercio, il cui numero si riduce addirittura del 25%. Il motivo è presto detto: «Si tratta di un settore – spiegano dalla Camera di commercio umbra – in cui le aggregazioni e la presenza di piattaforme globali hanno creato vantaggi competitivi spesso insuperabili per un giovane che entra nel mercato». In questa situazione si sono poi innestati gli effetti deleteri di altri fenomeni come il calo demografico, con vasti territori che si sono progressivamente spopolati, e i rincari innescati dalla guerra in Ucraina: «Sui dati relativi al 2022 – concludono gli esperti che hanno stilato il dossier – hanno inciso i maxi-rincari, a cominciare da quelli energetici, ma un ruolo ce l’hanno anche la quantità e la qualità degli incentivi messi in campo».