«La piccola Ferrari pugliese sta rallentando. Non si è fermata, non è in panne. Magari basta, forse, aggiungere energia buona al motore e potrebbe posizionarsi bene». Non poteva essere più chiaro Sergio Magarelli, presidente della sede di Bari di Banca d’Italia, nel commentare il report sullo stato di salute dell’economia regionale.
Secondo quanto stimato dall’indicatore trimestrale delle economie regionali (Iter) della Banca d’Italia, nel primo semestre dell’anno il Pil è aumentato dell’1,2 per cento rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno, in linea con la media dell’Italia e del Mezzogiorno ma in rallentamento rispetto alla media del 2022 (3,3 per cento).
La crescita è stata più vivace nel primo trimestre e ha decelerato nel secondo. Anche l’accumulazione di capitale, nonostante la spinta degli incentivi previsti dal Pnrr, è rimasta nel complesso poco vivace, per effetto soprattutto dell’incertezza della congiuntura e del maggior costo del credito.
Crescono invece in modo moderato i i servizi, trainati soprattutto dalla buona risposta turistica registrata questa estate. Secondo i dati parziali e provvisori dell’Agenzia regionale del turismo (Pugliapromozione), tra gennaio e agosto 2023 si sono registrati 3,3 milioni di arrivi e 12,7 milioni di presenze in regione i primi sono risultati in aumento del 5,5 per cento nel confronto con lo stesso periodo dell’anno precedente, mentre per le seconde l’incremento è stato più contenuto.
Il generale rallentamento si ripercuote anche sui livelli occupazionali, cresciuti con forza nella prima metà dell’anno e più lentamente negli ultimi mesi. L’incremento dell’occupazione ha riguardato l’industria in senso stretto e i servizi; anche nel settore edile gli occupati hanno continuato a crescere, benché molto meno rispetto allo scorso anno; l’andamento è risultato invece negativo nell’agricoltura. La dinamica positiva ha interessato la componente femminile (risultata in aumento del 5,5 per cento) e, meno intensamente, quella maschile (2,1 per cento).
«L’incremento dell’occupazione – si legge nel report della Banca d’Italia – ha riguardato l’industria in senso stretto e i servizi; anche nel settore edile gli occupati hanno continuato a crescere, benché molto meno rispetto allo scorso anno; l’andamento è risultato invece negativo nell’agricoltura. La dinamica positiva ha interessato la componente femminile (risultata in aumento del 5,5 per cento) e, meno intensamente, quella maschile (2,1 per cento). Il lavoro alle dipendenze, che già aveva recuperato i valori pre-pandemici nel 2021, è aumentato in misura lievemente superiore a quello autonomo (rispettivamente 3,5 e 3,0 per cento); quest’ultimo, che era stato più penalizzato dalla crisi pandemica, ha superato nell’anno in corso i livelli medi del 2019».
L’effetto della contrazione economica si ripercuote anche sulla capacità di spesa dei cittadini, condizionata anche dall’alta inflazione. Contemporaneamente al rallentamento dei prezzi si sono anche registrati segnali di ripresa della fiducia dei consumatori. «L’indicatore sul clima di fiducia, disponibile solo a livello di macroarea – scrive Banca d’Italia – resta tuttavia di molto inferiore ai valori raggiunti prima dell’invasione russa dell’Ucraina e potrebbe risentire nei prossimi mesi delle recenti tensioni geopolitiche in Medio Oriente».