Emergono i dettagli sul progetto di realizzazione di un grande cantiere navale in località Capo Bianco. La società di investitori è in fase di costituzione e si chiamerà Adriatic Green Shipyard. Sul suo profilo Linkedin, Virgilio Picca, tra i co-fondatori, ha scritto: «L’industria navale italiana torna nel Mezzogiorno per segnare una svolta tecnologica e strategica anche sul piano dell’impatto sociale. Adriatic Green Shipyard sarà una B. Corp., sosterrà i giovani meridionali interessati a seguire studi Stem e parteciperà da protagonista alla transizione energetica». L’amministratore delegato sarà invece Francesco Cuppone.
Il primo a diffondere la notizia è stato il presidente di Confindustria Brindisi, Gabriele Menotti Lippolis, che nel corso dell’assemblea pubblica del 13 marzo ha accennato al progetto aggiungendo che gli investitori erano presenti in sala. “L’Edicola del Sud”, nei giorni seguenti, ha approfondito la notizia ascoltando uno dei rappresentanti della società, il quale ha svelato che Brindisi ha soffiato l’investimento alla Sardegna e che «l’investimento sta crescendo soprattutto grazie alla disponibilità che stiamo riscontrando da parte dell’Autorità portuale con il suo presidente in testa e all’entusiasmo del presidente di Confindustria Brindisi». Un entusiasmo che Lippolis alimenta parlando di un progetto che prevede «nel 2027 il concreto avvio della costruzione delle navi» e «nel 2032 un’occupazione di 563 lavoratori e 15 unità costruite, ossia un ritmo di tre navi all’anno». «A Brindisi – afferma il presidente degli industriali – si costruirà il futuro. Anche questo cantiere navale, infatti, contribuirà alla transizione ecologica. Il progetto prevede infatti la realizzazione di traghetti e unità hi-speed innovative. Più precisamente si parla di navi ro-pax fino a 150 metri di lunghezza che inizialmente prevedono un sistema di propulsione dual-fuel elettrico ma che nel lungo termine guardano all’idrogeno».
Perché la scelta di Brindisi? Intanto, come ci riferì il rappresentante della costituenda società, perché «Brindisi è una base ideale per questi interventi, che necessitano di spazi importanti: abbiamo bisogno di quindici ettari e di banchine non inferiori a trecento metri; non sono spazi semplici da reperire in Italia». Ma poi c’è anche il tema dei vantaggi offerti dalla zes. L’area di Capo Bianco, infatti, rientra nella zes: si sta valutando la possibilità di realizzare (a spese dei privati) un nuovo banchinamento contermine a quello – appena autorizzato dalla commissione Via – dove insisterà la zona franca doganale interclusa. «Parliamo – dichiara Lippolis – di un investimento da 170 milioni di euro, che prevede anche centri di formazione e ricerca. Come ho detto spesso, il pacchetto di incentivi messi in campo dai governi nazionale e regionale, la presenza delle zes, lo straordinario lavoro di Puglia Sviluppo e Invitalia, uniti alla strategicità di Brindisi dettata da ampi spazi e grandi infrastrutture portuali ed energetiche, fanno del nostro territorio un luogo d’elezione per gli investimenti in linea con il Green New Deal».