Non di solo esami vive lo studente universitario. Ritorna un inno al divertimento con la Goliardia universitaria. Se vi capita di vedere in giro per le vie di Bari studenti con placca, mantello e feluca non siamo ritornati indietro nel Medioevo ma è di qui che ritornano le tradizioni dei Clerici Vagantes, giovani sperduti alla ricerca del sapere. In giro per le università si guadagnavano da vivere cantando, suonando e giocando con la vita. I primi esempi di goliardia arrivano con la nascita delle università nel Medioevo intorno al 1200.
«Manteniamo e conserviamo quello che è l’anima festosa e giocosa di tutte le università storicamente nate in Italia poi nel ‘900. A Bari già dal ‘25, con la nascita dell’Università di Bari, ci sono i goliardi e l’ordine sovrano di Santa Stuta. Tutta la goliardia è una parodia attenta al potere che possa essere sia ecclesiastico per cui principi della chiesa e i cardinali. Oppure i principi del sangue, la nobiltà di una città. Si fa satira permettendo allo studente universitario di crescere e di svagarsi oltre lo studio». Queste le parole del Gran Balì, capo dell’ordine di Santa Stuta, al secolo Emanuele Caradonna Moscatelli.
La Goliardia universitaria ha superato con ironia e satira anche i momenti più difficili del nostro Paese e le rivoluzioni legate al regime fino al movimento delle lotte universitarie del ’68.
«In questi anni – spiega Emanuele – gli studenti iniziano a dire che bisogna parlare di politica in università. A Bari la goliardia non si occupa di politica anzi la prendiamo fin troppo in giro e quindi le attività sono rimaste ferme fino al 2022. Un bel salto di più di 40 anni. Una bella fatica piacevole. Sono quasi due anni pieni da Gran Balì dalla rinascita dopo il ’68. Il passaggio del testimone è avvenuto grazie ai goliardi anziani ancora in vita dagli anni ’60 che per nostra fortuna hanno permesso di portare avanti anche un po’ di tradizioni. E come goliardi di Bari onoriamo Santa Stuta, la più importante santa storica barese, in altri termini un rifacimento di ‘stuta la candela’».
In ogni terra d’Italia c’è un ordine e un capo ordine che prende vari nomi: Gran Balì, Duca, Griphone, Pontefice, Doge, talvolta creando una parodia della Storia. Ogni città ha un nome diverso per esprimere la carica suprema che di massima può essere sintetizzata in Gran Maestro di Goliardia.
A Bari il Gran Balì celebra processi e battesimi. «Il processo alla fine è qualcosa che spaventa ma in realtà è un momento di satira e di allegria assoluta dove il ragazzo o la ragazza deve liberare se stesso e divertirsi come non mai». Tutti entrano nell’ordine come fetentissime matricole.
«L’idea di base è che oltre lo studio, gli esami, la dedizione a creare una formazione lavorativa in università, ci vuole anche una formazione personale che puoi avere attraverso contatti con le altre persone. Parlandoci e vedendo che comunque si creano delle situazioni che devi essere capace gestire come nella vita. E questi contesti ti fanno crescere. Siamo apolitici non siamo un’associazione che cerca voti o altro. Entriamo di base tutti quanti come “fetentissime matricole” poi piano piano nel percorso di ogni persona in base a come tu riesci a scherzare con gli altri e a quanti dibattiti o giochi riesci a vincere, c’è chi viene premiato. Non solo perché è giusto farlo ma anche perché si è dimostrato diverso e quindi aumenta il proprio valore, la propria dignitas in goliardia. E quindi ci sono i “mantati” con ruoli più importanti». Così Steròpe, principe della chiesa, al secolo Annarita Sanzone.
Entrare nell’ordine è facile. Basta avere qualche conoscenza in goliardia. Si chiede il processo al Grand Balì oppure a uno dei principi