Brindisi, murales di guerra per la Marina Militare. La rabbia del M5S: «Vanno rimossi»

«Murales di guerra in una città di pace: una contraddizione inaccettabile nella nostra città». Così i rappresentanti del gruppo territoriale del Movimento 5 Stelle di Brindisi hanno commentato, con una nota, i disegni realizzati sui capannoni ex Saca della sede della Marina Militare.

«Nella nostra città – scrivono – da sempre sinonimo di pace e armonia, una recente iniziativa artistica ha sollevato indignazione tra i cittadini. L’installazione di murales che descrivono scene di guerra è vista da molti come una scelta inappropriata e contraria ai valori che abbiamo sempre difeso con orgoglio. La nostra città ha costruito la sua identità anche su un impegno costante per la pace».

I pentastellati hanno poi sottolineato come negli anni siano stati organizzati eventi a promozione del dialogo interculturale e sostenuti progetti educativi volti a insegnare alle nuove generazioni l’importanza della non violenza. «In questo contesto – spiegano – la decisione di rappresentare la guerra sui muri delle nostre strade è non solo incongruente ma offensiva. L’arte ha sicuramente il potere stimolare la riflessione, ma esiste un limite sottile tra provocazione e insensibilità».

Per loro, invece di rafforzare un impegno per la pace, questi murales rischiano di banalizzare «la gravità della guerra, trattandola come un soggetto artistico qualsiasi piuttosto che come una tragedia umana da evitare a tutti i costi». Sembra inoltre che la reazione di gran parte dei cittadini sia stata unanime e che vi sia la volontà che questi murales vengano rimossi.

«La nostra città merita opere d’arte che riflettano i suoi valori di pace e unità, non che li contraddicano in un momento storico in cui il mondo ha bisogno di simboli di speranza e unità, la nostra città deve rimanere fedele ai suoi principi fondamentali. I murales che descrivono scene di guerra non hanno posto in un luogo votato alla pace. È tempo di rimuoverli – concludono – e di ripensare a come l’arte possa essere utilizzata per costruire ponti, non per evocare ricordi dolorosi di distruzione e conflitto».

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