«La fragilità consiste nell’incapacità di fare squadra e nella dietrologia che rappresentano un freno per il territorio»: monsignor Angelo Raffaele Panzetta, nuovo arcivescovo coadiutore di Lecce, si presentà così ai fedeli salentini.
Gioia profonda, ma anche trepidazione. Cosa lascia a Crotone?
«Lascio un bellissimo ricordo e, soprattutto, lascio quello che ho cercato di fare. In questi anni ho provato a essere un infaticabile annunciatore della parola di Dio, un santificatore del popolo di Dio attraverso la grazia dei sacramenti e ho cercato di guidare con saggezza la comunità. Certamente siamo essere umani, uno ci mette il meglio che sa fare. Metto nelle mani del Signore i risultati che ho conseguito, anche gli errori, le cose che avrei potuto fare meglio. Per me qui è stata una scuola, perché noi non siamo preparati a fare i vescovi, siamo preparati a fare i preti, e poi un presbitero viene lanciato in una missione e pian piano impara, e io ho imparato tantissimo».
Nel suo discorso ha parlato di amore per le bellezze della Diocesi, ma anche di rughe. A quali difficoltà fa riferimento?
«Quello che ho sperimentato in questi anni è una grande bellezza e tante fragilità, come in ogni realtà umana. La fragilità più forte, forse, è l’incapacità di fare squadra. Questo spirito attento alle dietrologie è un freno a mano per il nostro territorio che potrebbe correre ben più velocemente».
Resterà comunque alla guida della Diocesi di Crotone?
«Da questo momento in poi io sono amministratore diocesano, pertanto continuerò a guidare la Diocesi fino a quando dalla Santa Sede non verranno altre indicazioni. E quindi andiamo avanti insieme, con fiducia».
Cosa porta nel Salento?
«A Lecce porto il senso della fede semplice, ma fortissima della gente che ho conosciuto qui. E quindi la testimonianza di fede che ho ricevuto nella visita pastorale, visitando le comunità. In un momento drammatico come quello che viviamo, la nostra gente ha un punto di riferimento forte, certo, in Dio, nel suo amore, nella sua Provvidenza. E poi quella splendida tonalità mariana della fede della nostra gente. Porterò nel cuore l’immagine della Madonna di Capocolonna, l’affetto della gente per Lei. In questo tempo in cui la Madonna è in casa con me, intuisco anche nel suo cuore di Madre quanto lei ami questa gente e questo territorio».
Partirà con serenità?
«Ho messo in campo tutte le energie delle quali il Signore mi ha dotato per l’annuncio della parola per la santificazione e per la guida della comunità. Non partirò sereno solo per quello che ho realizzato dal punto di vista oggettivo, partirò sereno perché ho messo in campo tutto quello che avevo».
Cosa intende dire al futuro vescovo di Crotone?
«Al futuro vescovo di Crotone, che è nella mente di Dio, dirò tante cose. Ovvero quello che il vescovo che mi ha ordinato presbitero, monsignor Papa, mi disse quando gli confidai la notizia che sarei stato vescovo di Crotone: “Sei fortunato perché quando si va via dalla Calabria si va via piangendo”. È vero! È fortunato chi verrà perché troverà tanta bellezza, tanta volta riscatto, tanta voglia di rinascita è un territorio nel quale la comunità cristiana è rispettata e ha lo spazio per una profezia importante».