Minori stranieri in Puglia: pochi e lontani dalle città. La maggior parte vive nei piccoli centri rurali

Vengono definiti italiani di seconda generazione: ragazzi nati da genitori stranieri nel paese di immigrazione, ma spesso viene incluso tra le seconde generazioni anche chi, pur essendo nato all’estero, è arrivato in Italia in giovane età. Un milione di persone che nella grande maggioranza dei casi frequenta le stesse scuole, condivide le stesse speranze, parla e pensa nella stessa lingua dei coetanei. Ma il mondo dei minori stranieri con un background migratorio è molto più articolato di quello che si possa pensare e sfugge alle classificazioni: le situazioni sono tante, da quella di chi arriva in Italia non accompagnato dai genitori e ha bisogno di assistenza a quella dei giovani nati o arrivati in Italia nei primi anni di vita e perfettamente integrati.

In Italia i minori stranieri con background migratorio costituiscono l’11,2% della popolazione totale dei residenti tra gli 0 e i 17 anni. Vivono soprattutto nell’Italia centro-settentrionale, in città come Prato, Piacenza, Brescia e Milano. Nello specifico sono il 13,2% dei minori del centro, il 14,9% di quelli del nord-est e il 15,8% di quelli del nord-ovest, mentre non raggiungono il 5% nel sud e nelle isole. Ma la distribuzione cambia molto in base al luogo in cui si vive e al tessuto sociale. La presenza di minori stranieri non è residuale in tutte le aree del Mezzogiorno: rispetto al centro-nord, dove gli stranieri abitano in modo omogeneo il territorio, al Sud si registrano zone a maggiore concentrazione in mezzo ad aree dove non abitano, o sono molto pochi, gli stranieri. Questo fenomeno è molto evidente in Puglia, dove nelle città capoluogo di provincia la presenza di minori stranieri non è molto forte: tranne Lecce con il suo 9,96%, si passa da una percentuale del 4,30% a Bari e del 4,47% a Foggia, al 2,26% di Brindisi. Taranto è addirittura uno dei capoluoghi del Sud, insieme ad Andria, con la minore incidenza di popolazione straniera tra gli 0 e i 17 anni (rispettivamente l’1,8 e l’1,6%). Un’eccezione significativa, anche a livello statistico, è costituita dalla provincia di Foggia, dove in molti Comuni periferici si registrano picchi di concentrazione della popolazione dei minori stranieri. È il caso di Ordona e Stornarella (con percentuali rispettivamente del 28,9 e del 29,12%) o di Rignano Garganico, dove i minori stranieri tra 0 e 17 anni sono il 21,07% del totale (famoso anche per la presenza del “ghetto” dove vivono numerosi braccianti stranieri, quasi tutti migranti).

A fronte dei dati, la strada dell’integrazione è ancora molto lunga. Un elemento comune nelle politiche per l’inclusione è la lotta a qualsiasi forma di discriminazione, fenomeno che colpisce, secondo gli ultimi dati Istat, circa il 42,4% dei ragazzi stranieri. Il fenomeno sottende un rischio di isolamento e segregazione che può avere un forte impatto anche sulla percezione di sé e del proprio ruolo nella società: secondo recenti studi ad esempio tra i minori stranieri, in tema di prospettive lavorative dopo il corso di studi, spiccano professioni come il meccanico, il carrozziere o l’elettrauto (9,4%), seguita dall’operaio (7,4%). Tra gli italiani la prima aspirazione è invece l’ingegnere (6,2%).

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