Migranti: tra hot spot e centri Sai, i numeri dell’accoglienza in Puglia

Badanti, lavoratori edili e braccianti agricoli. Queste le tre professioni svolte principalmente dai migranti che lavorano in Puglia. Mestieri “umili”, per adoperare una terminologia che però non fa fede al ruolo prezioso svolto dai quasi 140mila cittadini stranieri residenti in Puglia, ingranaggio fondamentale in quella che è la complessa macchina del lavoro.

A rivelarlo i dati sull’immigrazione forniti dalla Cgil durante la conferenza stampa tenutasi ieri presso la sede della fondazione “Rita Maierotti”, a Bari. All’evento, sorta di preparazione per la manifestazione che si terrà oggi a Cutro e a cui parteciperà anche la sigla sindacale, hanno preso parte il segretario regionale Pino Gesmundo e tre migranti che hanno raccontato i loro viaggi fatti di speranze deluse e violenze.

Complessivamente, il sistema dell’accoglienza in Puglia può contare su 168 hot spot, 1.993 centri di accoglienza e 3.141 centri Sai. Da qui, sono passati i 139mila 750 cittadini stranieri oggi residenti in regione, di cui 19% minori, 54mila gli occupati, 18.504 gli studenti. Per quanto riguarda la tipologia degli occupati, il 30% lavora nei servizi alla persona. «Sono soprattutto badanti – si legge nel documento fornito – su cui ricade un pezzo fondamentale di sostegno famigliare».

Sono 32mila gli impiegati nel settore agricolo, «fondamentali per la tenuta di uno dei più importanti settori dell’economia», mentre 4mila lavorano nell’edilizia. L’accoglienza passa anche dai banchi di scuola, dove gli studenti stranieri, in dieci anni, sono aumentati del 35,5%, mentre quelli stranieri nati in Italia sfiorano i 10mila: un incremento del 133,5% dall’anno scolastico 2010/2011.

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