Migranti sbarcati a Bari, l’ex magistrato Gherardo Colombo: «Priorità assoluta salvare le vite umane»

L’accoglienza come dovere, prima di qualsiasi altra considerazione di carattere politico. Non ha dubbi su questo punto l’ex magistrato Gherardo Colombo, coinvolto in prima persona sul tema del soccorso dei migranti in mare.

«Io credo che sia assolutamente essenziale salvare le persone, e penso anche che sia una esigenza facilmente comprensibile da chiunque. Mi sono chiesto “se stessi annegando, vorrei che qualcuno venisse a salvarmi?” e la risposta è sì. Semplicissimo». E il riferimento di Gherardo Colombo al dovere di salvare le persone, soprattutto se rischiano di perdere la vita imbarcandosi in traversate della speranza per fuggire da guerra e povertà, è alla carta fondante del nostro Paese. «La salvaguardia della vita umana è uno dei diritti che sta alla base della nostra Costituzione».

Come accade spesso ormai, anche i migranti arrivati ieri nel porto di Bari e salvati dalla Ong tedesca Sos Humanity, sono per la maggior parte passati dalla Libia e hanno passato mesi interi nei suoi centri di detenzione. Una gestione problematica dei flussi migratori che è sotto gli occhi di tutti. «La gestione libica dei flussi migratori è una cosa che va avanti da anni ormai, non certo una novità – precisa Gherardo Colombo – e credo che sia necessario continuare a parlarne e a precisare quello che succede, si è cercato di esternalizzare i confini per quel che riguarda l’accoglienza».

Ma il problema per l’ex magistrato pone anche davanti ad una contraddizione. «Per altro ci troviamo davanti ad una grandissima contraddizione: sappiamo bene che chi ha diritto a richiedere asilo può farlo soltanto nel momento in cui si trova sul territorio dello Stato a cui rivolgere la domanda. Ma se noi invece impediamo e obblighiamo i migranti a non arrivare, nessuno potrà mai chiedere asilo. Ed è qui che scatta il corto circuito».

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