Gli sbarchi di migranti tornano ad agitare il dibattito politico. Elly Schlein contesta al Governo un atteggiamento «disumano» verso i disperati in fuga da fame e guerre dopo la multa e il fermo amministrativo disposti per Open Arms, la nave che ha prestato soccorso ad alcune imbarcazioni in difficoltà durante la navigazione verso il porto di sbarco assegnato di Carrara. «Ricevere una multa e un fermo amministrativo per aver salvato più vite umane di quelle autorizzate: il decreto del Governo costituisce il reato di solidarietà», tuona la segretaria nazionale del Pd. E la premier Giorgia Meloni si difende rivendicando l’impegno contro chi agevola l’immigrazione illegale e la tratta di esseri umani.
Alla base delle polemiche delle scorse ore, però, c’è l’enorme numero di migranti che da gennaio sono approdati sulle coste italiane, mai così tanti negli ultimi anni, e l’eccezionale pressione sui Comuni, costretti addirittura a indebitarsi per garantire un’accoglienza adeguata. Dall’inizio dell’anno, secondo il Viminale, in Italia sono arrivate circa 105mila persone in fuga da fame e guerre, di cui oltre 12mila minorenni. Si tratta di numeri evidentemente incompatibili con la disponibilità di posti nei centri di accoglienza presenti in Italia.
Particolarmente delicata è la situazione dei minori non accompagnati. La normativa prevede che i ragazzi soli siano ospitati nei progetti Sai oppure, quando questi siano esauriti, nelle strutture comunali. A proposito, la legge Zampa del 2017 prevedeva che lo Stato rimborsasse i Comuni che si facevano carico dell’accoglienza dei minori non accompagnati. Adesso, però, quel rimborso è stato abolito, sicché i costi dell’accoglienza ricadono interamente sui bilanci dei Comuni che, di conseguenza, si vedono costretti a sottrarre risorse destinate ai servizi per i cittadini o a contrarre debiti fuori bilancio. Insomma, la forte pressione migratoria sull’Italia mette a rischio la tenuta economico-finanziaria di centinaia di amministrazioni, soprattutto al Sud, spingendole sull’orlo del fallimento.
Altra questione spinosa è quella dei richiedenti asilo, il cui numero risulta in aumento in tutti i grandi Paesi dell’Unione europea. Le strutture deputate ad accoglierli si riempiono sempre di più. Emblematico il caso di Bari, dove dall’inizio del 2023 sono sbarcate 1.050 migranti: le tende del Cara di Palese, nel capoluogo pugliese, ospitano circa 1.300 stranieri a fronte di circa 500 posti regolamentari. Su questo aspetto pesa anche la disomogeneità della distribuzione delle strutture di accoglienza sull’intero territorio nazionale: molte sono concentrate nelle grandi città e in determinate regioni come la Sicilia, mentre altri territori ne sono completamente sprovvisti.
In questo contesto, il governo Meloni ha optato per una strategia precisa: trasferire i migranti da Lampedusa a Porto Empedocle e da lì smistarli verso le altre regioni. È quello che è successo anche ieri, quando il prefetto di Agrigento ha disposto lo smistamento di centinaia di persone in vari centri di accoglienza: non solo a Catania e a Pozzallo, ma anche in Molise, Liguria, Lazio, Veneto, Basilicata e Puglia. In queste ultime due regioni, dunque, sono arrivati rispettivamente altri 50 e 76 migranti. In più, il governo Meloni lavora a un decreto Sicurezza che dovrebbe velocizzare le espulsioni degli stranieri pericolosi e violenti presenti sul territorio italiano. Una strategia che ampi settori della politica e soprattutto i sindaci non condividono.
