Le esperienze messe in campo dalla Regione Puglia con l’Acquedotto pugliese (Aqp) per la tutela della risorsa idrica sono state al centro dell’incontro “Come conservare, utilizzare e condividere una risorsa così preziosa come l’acqua?” che si è tenuto nella prima giornata del Meeting per l’amicizia di Rimini.
La Puglia, ha evidenziato il capo di Gabinetto del presidente Emiliano, Giuseppe Catalano, «è la regione italiana che consuma meno litri di acqua a uso civile per abitante perché la storia della nostra terra ci ha insegnato la preziosità della risorsa idrica». E in questo senso «educare a un consumo consapevole e razionale dell’acqua deve essere uno degli obiettivi principali delle politiche pubbliche, perché, pur essendo una risorsa naturale apparentemente infinita, per effetto del cambiamento climatico e di un consumo disordinato e inconsapevole inizia a scarseggiare», ha aggiunto Catalano.
Se l’obiettivo di uno sviluppo sostenibile è quello di lasciare in eredità alle giovani generazioni un pianeta non solo uguale a quello che abbiamo ricevuto ma auspicabilmente migliore, per non privarli della speranza di un futuro vivibile, si deve trattare l’acqua consapevolmente in quanto bene essenziale da preservare e da saper utilizzare con le adeguate infrastrutture.
Le principali strategie messe in campo in Puglia per tutelare la risorsa idrica in modo sostenibile partono dalla significativa riduzione delle perdite, già perseguita con gli interventi dell’Aqp, e dall’incremento progressivo degli interventi di depurazione e riuso delle acque, tramite le procedure di affinamento, per utilizzo a fini agricoli e industriali.
Un intervento simbolico della volontà di ampliare e tutelare gli invasi è l’obiettivo di attivazione dell’invaso artificiale del Pappadai a partire dalla prossima stagione agricola 2025, grazie agli investimenti sul bilancio autonomo regionale gestiti dal Consorzio di bonifica Centro Sud Puglia.
L’Acquedotto pugliese, ha proseguito il capo di Gabinetto di Emiliano, «è un grande esempio di lungimiranza istituzionale, evidente nella sua storia e nelle sue performance attuali. La frammentazione delle competenze istituzionali genera debolezza. La sussidiarietà ha anche a che fare con l’articolazione dei ruoli istituzionali sui territori: la gestione del settore idrico deve essere il frutto di una forte e leale collaborazione istituzionale tra le Regioni, il Governo nazionale e l’Europa. C’è bisogno di uno straordinario intervento pubblico in investimenti infrastrutturali – ha concluso Catalano -, altrimenti finiremo a litigare tra poveri. Stiamo tutti sulla stessa acqua».