Le prove di ammissione per i corsi di laurea in Medicina e chirurgia e in Odontoiatria previsti il 28 maggio e il 30 luglio e quelle per i corsi di laurea in Veterinaria del 29 maggio e del 31 luglio potrebbero essere le ultime.
Ieri il comitato ristretto della commissione istruzione del Senato ha dato mandato al Governo di rivedere la normativa entro un anno per l’accesso alle facoltà sanitarie. Un dispositivo approvato all’unanimità da tutte le forze politiche contro quello che molti hanno per venticinque anni definito “l’odioso numero chiuso che finalmente non ci sarà più”.
Il Parlamento ha dato un’indicazione chiara per offrire ai ragazzi la possibilità di iscriversi liberamente alle facoltà di Medicina, Odontoiatria e Veterinaria e di iniziare un percorso che solo dopo i primi sei mesi – è scritto nel testo – ci sarà la selezione.
In pratica chiunque potrà sostenere i primi esami e subito dopo sottoporsi a un test per il prosieguo degli studi e nel caso che non venga superato quei crediti acquisiti potranno essere utilizzati in altre facoltà affini. Soddisfatte tutte le forze politiche, a partire dalla Lega che detiene la presidenza della commissione e che con Matteo Salvini afferma come «dalle parole si sia passati ai fatti».
Commenti positivi anche da parte delle opposizioni, Andrea Crisanti del Pd ricorda come «le minoranze abbiano migliorato la formulazione iniziale», mentre soddisfazione è stata espressa dalla ministra per l’Università e la ricerca, Anna Maria Bernini, la quale ha annunciato che «il Governo riformerà l’accesso alle facoltà sanitarie partendo dal merito, dall’equità e dalla trasparenza».
Nettamente contrari, invece, i medici italiani con la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri che afferma: «questa – ha detto il presidente Filippo Anelli – non è assolutamente una norma di buon senso, eliminare il numero chiuso a Medicina significa che fra dieci anni, il tempo necessario per formare un medico, avremo una pletora di laureati che non avranno possibilità di trovare lavoro. Produrremo solo dei disoccupati».
Anche Anaoo Assomed, il maggiore sindacato di medici ospedalieri, ritiene che «lo stop al numero programmato dimostra ancora una volta che la cecità politica si sta ormai cronicizzando ed è il colpo di grazia alla formazione medica – commenta Pierino Di Silverio, segretario nazionale». Titubanti, invece, gli studenti: «la scelta è sicuramente un primo passo, ma siamo delusi dalle modalità.
La delega al governo non chiarisce quali saranno gli investimenti in infrastrutture, didattica e diritto allo studio utili a consentire il superamento della programmazione degli accessi e, a quanto apprendiamo, non si tratterà di una vera e propria abolizione dei numeri programmati, ma di una riforma», commenta Camilla Piredda a capo dell’Unione degli studenti, ricordando che «verrà comunque mantenuto un filtro agli accessi, solo che sarà differito rispetto all’immatricolazione».