Medicina estetica, Gaia Corvasce: «La vera bellezza è andare d’accordo col proprio tempo di vita» – L’INTERVISTA

Qual è il momento in cui, guardandosi nello specchio, non ci si piace più e si va in crisi? È una questione di età o, come si usa dire, di testa? E quanto i social hanno incrinato l’eterno e universalmente complesso rapporto fra essere e apparire? Insomma, se, archetipicamente la matrigna di Biancaneve fosse di questa era, anziché allo specchio rivolgerebbe al suo smartphone la mitica domanda, magari scattandosi dei selfie e usando i migliori filtri. Ma per cercare di investigare la questione a fondo è opportuno parlarne con chi della bellezza ha fatto una professione, la dottoressa Gaia Corvasce. Laureata all’Università degli Studi di Bari in Medicina e Chirurgia nel 2018, si è diplomata in Medicina generale nel 2022. Da allora esercita medicina estetica nel proprio ambulatorio. È diplomata presso la scuola internazionale quadriennale di medicina estetica della Fondazione “Carlo Alberto Bartoletti”, intitolata al fondatore di questa specializzazione in Italia, ed è socia della Sime, Società italiana di medicina estetica.

Come è cambiato nel tempo il concetto di bellezza?

«Sicuramente è cambiato molto con l’introduzione dei social e tutto quello che ciò ha comportato. Il loro utilizzo come vetrina di noi stessi ci spinge a voler apparire sempre al meglio. E poi anche l’utilizzo dei filtri, che vengono molto spesso usati per selfie o per foto da postare sui profili. Il tema è il cambiamento dei connotati: nel momento in cui ci si scatta una foto, quella persona non è più la persona reale, ma è modificata e stravolta dai filtri».

Quali sono le tendenze del momento?

«La tendenza del momento, per fortuna, è una controtendenza, nel senso che se fino a qualche anno fa si tendeva a usare un concetto di medicina estetica molto estremo, quindi labbra molto gonfie, zigomi molto gonfi e fronti bloccate dal botulino, adesso ci si sta tornando al concetto di “less is more”, quindi a una medicina estetica fatta bene, che non debba far trasparire che ci sia la mano di un medico dietro, ma semplicemente un volersi bene e un prendersi cura di se stessi, un pizzico di radiosità in più».

Non le sembra che ci sia troppa omologazione?

«L’omologazione in medicina estetica è un concetto che fa abbastanza paura perché effettivamente ci si può imbattere in visi molto gonfi e molto simili fra di loro, che tendono a perdere le loro sembianze fisionomiche naturali e ad essere tutti uguali. Ed è proprio qui che sta la bravura del chirurgo e del medico estetico, nel saper valorizzare le caratteristiche peculiari di ciascun paziente e non ricreare gli stessi tratti su diversi pazienti».

Che età hanno le donne che si rivolgono a lei?

«L’età delle mie pazienti è molto varia, ce ne sono molto giovani, di 18 – 19 anni, che ovviamente della medicina estetica prendono principalmente la parte dell’estetica, e pazienti più mature, fino ad arrivare a 70 anni, che prediligono il concetto di medicina, una medicina rigenerativa che va a curare e a migliorare non solo l’aspetto esteriore ma l’interiorità, lo spirito».

Qual è la richiesta a cui ha detto o direbbe di no?

«Sicuramente quelle di pazienti minorenni non accompagnate da entrambi i genitori e senz’altro richieste con aspettative irrealistiche. Però non manderei mai via la mia paziente prima di aver provato a spiegarle perché la sua aspettativa non combacia con quello che potrebbe essere il risultato, provando a farla ragionare in modo che non possa andare da qualcun altro senza avere compreso appieno il motivo del mio no».

Qual è il monito che si sente di lanciare a chi si approccia alla medicina estetica?

«È importante non lasciare che il criterio economico sia il metro di giudizio con il quale scegliere il professionista a cui affidarsi. Le terapie e i trattamenti che il medico estetico propone hanno un costo e chi propone prezzi troppo bassi probabilmente sarà carente sotto qualche altro punto di vista, magari userà prodotti non conformi alle vigenti normative italiane ed europee o non avrà completato la formazione o non sarà formato affatto. Potrà offrire prezzi competitivi che però potranno mettere in pericolo il paziente».

Esiste l’elisir di lunga giovinezza?

«Purtroppo non esiste ma anche qui c’è una controtendenza, ormai non si parla più, e io non lo faccio, di “anti aging”, di non invecchiamento e giovinezza eterna ma di “pro aging”, ovvero di accettare se stessi per l’età che si ha, ovviamente prendendosi cura di ogni aspetto del quotidiano e quindi anche della cura della persona andando ad abbracciare e a rendere la propria età quella giusta e riconciliandosi con quella anagrafica».

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