Matera, la pedonalizzazione piega il commercio in via don Minzoni: protestano gli esercenti

Continua inascoltata la protesta dei commercianti di molte delle attività ubicate nella centralissima via Don Minzoni. La strada, che in passato nutriva l’economia delle suddette attraverso il traffico veicolare che nei pressi poteva anche parcheggiare, fu improvvisamente ripensata per poter veicolare in sicurezza i pedoni verso il centro storico della città.

In data 19 aprile del 2019, anno di consacrazione di Matera a Capitale Europea della Cultura, in occasione delle festività pasquali il Comune istituì il “boulevard”, ovvero rese pedonale l’asse stradale costituito da Via Don Minzoni e via Ascanio Persio. Una scelta dettata dall’imminente arrivo in città di un gran numero di visitatori, evento che ispirò l’allora assessore alla Mobilità Montemurro che fece modificare i parcheggi a “spina di pesce” in parcheggi a “cassonetto”, disposti parallelamente al marciapiede del lato destro, mentre sul lato sinistro ampliò l’area pedonale isolando i passanti dal traffico veicolare.

La nuova carreggiata fu realizzata provvisoriamente con l’installazione di basole spartitraffico in cemento. Promossa la disposizione si scelse di iniziare i lavori per la realizzazione di una carreggiata moderna, sicura e diretta dalle fermate degli autobus al centro della città.

Due anni dopo, con la società sconvolta dall’epidemia Covid, il Comune, attraverso un comunicato, annunciava in data 11 settembre 2020 l’inizio di un periodo di sperimentazione dell’Area Pedonale, vietando tutte le vetture non autorizzate al transito o alla sosta in via Don Minzoni e via Ascanio Persio. Esperimento che avrebbe dovuto terminare alla mezzanotte dell’8 novembre.

In Italia, però, la tempistica segue logiche spesso grottesche, ragion per cui quel provvedimento si ritrovò esattamente a cavallo del passaggio di consegne tra il vecchio Sindaco De Ruggieri ed il nuovo Sindaco Bennardi che inizia il suo incarico nell’ottobre del 2020. Di fatto, questo trambusto politico, sposta in secondo piano ogni esperimento o valutazione possibile in merito a quel tratto stradale, lasciando, disgraziatamente, sospese le aspettative dei commercianti.

La strada quindi, che in passato veicolava migliaia di utenti davanti alle attività concedendo loro persino un parcheggio, si ritrova a dover restare chiusa in attesa della grande affluenza turistica che l’attraversi. L’economia di quegli esercizi si ritrova quindi in una crisi inattesa e senza precedenti, gli avventori, anche quelli abituali, per potervi accedere si sono visti costretti a dover compiere tratti a piedi più o meno lunghi, difficoltà logistica che spesso li ha scoraggiati provocando un grande calo di incassi alle attività.

Oggi, quel boulevard in eterna sperimentazione e con i parcheggi a “cassonetto” ben in vista, probabilmente non ha più senso di essere considerato solo area pedonale. Lo spazio a sinistra, spesso occupato dai tavolini dei ristoranti, sarebbe più che sufficiente ad accogliere eventuali gruppi di visitatori a piedi, mentre l’area centrale della carreggiata può tranquillamente permettere il transito delle vetture riportando linfa vitale in quelle attività. Sarebbe bene che la politica comprendesse le ragioni dei negozianti avviando trattative e dialoghi, e farlo magari mentre si considera che ad esclusione di alcuni mesi, durante i quali in città si riversano masse più o meno numerose di turisti, la città vive di quella routine utile alla conservazione di quel sistema commerciale che produce ricchezza e posti di lavoro.

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