Magazzini pieni e merce invenduta: i saldi autunnali a Bari sono un flop

«I saldi devono tornare a essere fatti alla fine della stagione invernale, che non è gennaio». Sul tema i commercianti baresi, e le associazioni di categoria che li rappresentano, fanno fronte comune.

Con le vendite stagionali che non sono ancora realmente cominciate e con cappotti, maglioni e stivali che fanno bella mostra sugli scaffali senza essere acquistati, il tema torna ciclicamente a riproporsi: iniziare le svendite a inizio gennaio è troppo presto per i commercianti che, a causa del cambiamento climatico e delle mutate abitudini di consumo (tra cui la concorrenza della grande distribuzione e dell’online), non riescono a rientrare nelle spese e a generare utili sufficienti a mandare avanti le loro attività. Per tracciare un bilancio delle compravendite effettivamente portate a termine è ancora presto, ma per la Confesercenti provinciale si parla di circa il 90% dei capi spalla e della merce invernale che giace invenduta nei magazzini.

Un danno enorme per i proprietari dei negozi, che chiedono da mesi un posticipo della data dei saldi almeno a inizio-metà febbraio. «I negozianti acquistano la merce da esporre in inverno un anno prima, pagando lauti anticipi ai fornitori – spiega Mimmo Tarantini, presidente dell’associazione la Formica e rappresentante dei commercianti del quartiere Carrassi – I magazzini sono pieni ma a novembre-dicembre le temperature sono ancora molto alte e le persone non stanno acquistando capi invernali per il momento».

Ormai, dunque, si è creata una tendenza per cui, poco prima di Natale, c’è una corsa all’acquisto per fare dei regali, il minimo indispensabile, e poi per gli acquisti veri si aspettano i saldi che iniziano con l’anno nuovo. «Arriveremo a gennaio senza aver effettuato vendite a prezzo pieno sufficienti per ripagare la merce acquistata – conclude Tarantini – figuriamoci per pagare tasse, affitti e stipendi ai dipendenti». «Siamo tutti vittime del sistema, siamo bloccati perché carichi di spese – spiegano Angela Tatoli e Luciano Carofiglio, proprietari del negozio Amalo in via Argiro a Bari – Ovviamente il clima sta incidendo tantissimo, ma quella che manca è la “vendita emozionale”: il cliente occasionale o di passaggio che ispirato dal momento decide di acquistare. In questo contesto solo chi è stato capace di creare un rapporto di fidelizzazione con i clienti riesce a generare degli utili sufficienti a ricavare un margine di guadagno».

Anche per Tatoli e Carofiglio spostare i saldi di almeno un mese sarebbe una scelta utile ad aiutare i commercianti, «ma sebbene il posticipo ci serva a mantenere una certa marginalità, non è una soluzione definitiva o l’unica possibile. Occorre pianificare una vera strategia d’azione comune».

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