Sono trascorsi 30 anni da una delle più straordinarie scoperte fatte in Puglia. Quella grazie alla quale, indagando alcune cavità carsiche del comune di Altamura, un gruppo di speleologi pugliesi si imbattè in una grotta inesplorata all’interno della quale furono ritrovati più di 500 reperti faunistici inquadrabili a circa 40.000 anni fa.
E poi, in una piccola abside naturale, fu rinvenuto il corpo di un Homo Neanderthalensis databile, allo stato attuale degli studi, a circa 150 mila anni fa. Ad oggi si tratta dell’esemplare più arcaico e meglio conservato di Neanderthal noto al mondo.
Per sottolineare l’importanza di questo trentennale, i prossimi 7 e 8 ottobre prossimi, nel Teatro Mercadante di Altamura è stato organizzato un convegno internazionale dal titolo “Abissi del Tempo. La Grotta di Lamalunga / L’Uomo di Neanderthal”, a parteciperanno 120 relatori internazionali.
Il senso dell’incontro è quello di mettere in dialogo la Grotta di Lamalunga e il Neanderthal con numerosi altri contesti, toccando problematiche di tutela, ricerca, fruizione e comunicazione. Si tratterà naturalmente di un confronto scientifico allargato tra specialisti che racconteranno le proprie esperienze di ricerca, tutela e valorizzazione e apriranno un dialogo fra passato e presente, tra archeologia e nuove tecnologie digitali, per costruire il futuro della Grotta di Lamalunga e dell’Uomo di Altamura.
Tanti i fronti di ricerca: le ossa visibili dell’Uomo di Altamura sono numerose, in gran parte integre e prive di deformazioni o fratture e dunque dal loro studio, anche a carattere genetico, potrebbero aprirsi nuovi orizzonti di analisi per la storia evolutiva dei Sapiens, poiché la nostra specie interagì e si unì a quella neandertaliana e molti di noi conservano, nel proprio DNA, tracce di questa unione.
Importante sarà ricostruire il rapporto tra quest’Uomo e l’ambiente in cui visse e morì.