Lotta per la casa, il movimento: «Bari invasa dai B&b. Stop all’emergenza abitativa»

Bari è tutta un B&b e si fatica a trovare casa in affitto. Una realtà che, da qualche anno, si sta concretizzando e sta diventando una vera emergenza, sopratutto per le categorie più deboli. La denuncia viene dal movimento di “Lotta per la casa”, un gruppo di persone di varie età, studenti, lavoratori precari, persone che hanno vissuto sulla propria pelle cosa significa essere in emergenza abitativa, che aiutano coloro che devono districarsi in un labirinto di no da parte dei proprietari di casa.

«C’è un aumento di nuclei familiari in emergenza abitativa – afferma Federico Cuscito, esponente del movimento – i numeri sono evidenti con oltre duemila richieste di Casa popolare a Bari. Il problema è relativo al fatto che c’è un aumento di nuclei familiari in emergenza abitativa. I nuclei familiari sono più fragili, il lavoro sempre più povero e precario. Se non hai uno stipendio stabile, è impossibile accedere al mutuo».

Una delle grosse problematiche che gravano su chi cerca casa in affitto è proprio la difficoltà di reperire le abitazioni. A causa del “boom” turistico, che la città sta registrando da un po’ di anni, stanno crescendo, in maniera deregolamentata, le strutture ricettive adibite a bed and breakfast.

«Paradossalmente – spiega Cuscito – un po’ di tempo fa gli sfratti erano legati a situazioni particolari, legate a profonde sacche di povertà. Ora anche chi ha un lavoro può finire in emergenza abitativa, questo perché spesso il lavoro è poco, precario e scarsamente retribuito. Sono i lavoratori poveri che finiscono per strada. Inoltre molti casi di sfratti per fine locazione, il proprietario poi trasforma l’appartamento in un b&b».

Questa formula risulta essere molto più appetibile per i proprietari che, con un affitto di quattro giorni, riescono a guadagnare la quota di un mese di affitto. Spesso i bed and breakfast non sono neanche dichiarati, permettendo guadagni in nero. Molto comune è anche l’uso delle strutture come alberghi ad ore per attività di prostituzione. «I proprietari – fa sapere – vedono nella locazione breve una forma di reddito più alta rispetto al canone di affitto. Dall’assessorato allo Sviluppo economico hanno appurato che, ogni giorno, nascono circa 3 strutture ricettive. Ormai non è più un’emergenza, ma un fenomeno strutturale con risposte non sufficenti».

La richiesta, per porre fine al fenomeno, è di avviare una seria regolamentazione della conversione delle abitazioni in beb e spingere maggiormente sull’edilizia pubblica. Le aree dove maggiormente insiste il sistema sono Madonnella, Liberà, San Pasquale, Carrassi. «Non esiste l’edilizia residenziale pubblica, quello che viene garantito a livello costituzionale non basta per sopperire alle esigenze della popolazione. Manca un tentativo di regolamentazione delle strutture ricettive, come è successo a Firenze. Non c’è un riconoscimento evidente di questo problema. Le persone messe fuori non hanno la possibilità economica di accedere ad una locazione nella stessa zona, per gli affitti alle stelle».

Neanche la disabilità garantisce una tranquillità, anzi diventa una delle cause di esclusione dalla locazione. «I proprietari – racconta – hanno più difficoltà ad affittare gli immobili a persone con disabilità, nonostante percepiscano pensioni statali, che garantirebbero loro una sicurezza nei pagamenti. C’è pregiudizio, come è successo ad Annamaria e Vittoria». Le soluzioni proposte sono prevalentemente normative e legate alla volontà politica di riconoscere il problema ed iniziare ad affrontarlo. «Il comune deve valutare un rallentamento dell’apertura dei b&b – conclude l’attivista – prevedere una diluizione degli sfratti per morosità incolpevole, per facilitare il riassorbimento delle situazioni, e spingere su attività di edilizia popolare pubblica, per risposta alla situazione corrente con impoverimento costante e allargamento della fetta della città che ne ha bisogno».

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