Lo sfogo di Riondino: «Così Acciaierie d’Italia mi negò le riprese per Palazzina Laf»

«È noto ormai che i lungometraggi non necessariamente debbano essere girati nel luogo in cui sono ambientati, essendo ormai particolarmente avanzate le tecnologie digitali che consentono di ricostruire – digitalmente, appunto – le ambientazioni reali dei medesimi lungometraggi».

È stata questa una delle motivazioni con cui Acciaierie d’Italia, la società mista pubblico-privato che ha in gestione l’impianto siderurgico di Taranto, ha rigettato la richiesta della produzione di “Palazzina Laf” di girare alcune scene all’interno dello stabilimento.

Il film che segna l’esordio alla regia di Michele Riondino, sta riscontrando grande successo in tutta Italia, portando sul grande schermo la storia di mobbing di settantotto lavoratori qualificati all’interno dell’Ilva.

Ieri sera lo stesso Riondino ha diffuso sui social la lettera di diniego che ricevette da Acciaierie. «AdI dall’alto della sua esperienza – scrive l’attore e regista – considera superati i metodi di ripresa tradizionale perché ritiene che la tecnologia nel cinema abbia raggiunto livelli che permettono di girare in luoghi diversi da quelli dell’ ambientazione del film, e ritengono incomprensibile che una produzione di alto livello come Palomar non possa permettersi tali tecniche. È un po’ come se i cittadini di Taranto pretendessero da AdI le più alte tecnologie per produrre acciaio senza avvelenare la città», ha concluso Michele Riondino.

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