Oggi Taranto sarà la città più calda d’Italia. La colonnina di mercurio registrerà quaranta gradi, uno in più di Agrigento e Padova, due di Catanzaro e Ravenna e tre Bergamo, Cremona, Frosinone, Catania e Torino. Sono numeri da agosto che rendono davvero bollente questo insolito finale di giugno. Se per i turisti che sono tornati a popolare la Puglia questa può anche essere una buona notizia, lo è decisamente meno per i mitilicoltori tarantini.
Secondo le rilevazioni del Copernicus marine service, la temperatura del mare Ionio è oltre la media stagionale di cinque gradi. Un riscaldamento che rischia di condizionare negativamente la crescita dei molluschi e della cozza in particolare. Un problema al quale è difficile pensare di trovare una soluzione ma che rischia di dare il colpo di grazia a un settore già particolarmente colpito dalla crisi, a cominciare dai rincari del costo del gasolio.
Quella dei mitili non è però l’unica produzione a rischio. Il caldo di queste settimane sta portando, complice l’assenza di pioggia, ad una siccità prolungata che rischia di mandare in tilt l’intero comparto agricolo. L’assenza di acqua sta facendo sentire i propri effetti soprattutto al Centro Nord ma anche al Sud le conseguenze rischiano di essere devastanti.
La Puglia, d’altronde, è la regione in cui ha piovuto meno nell’ultimo anno (641 millimetri medi) secondo l’ultimo rapporto dell’Ispra e del Sistema Nazionale per la Protezione dell’ambiente. Le conseguenze rischiano di essere catastrofiche e incidere ulteriormente sul prezzo finale dei prodotti, soprattutto quelli ortofrutticoli. La regione mantiene anche il primato negativo della disponibilità annua media di risorsa pro capite, con soli 1000 metri cubi, meno della metà della media nazionale.