«La società si è evoluta e anche il sistema educativo deve essere pronto a farlo: lo ribadiremo in questa conferenza multiculturale, che attirerà a Bari centinaia di ricercatori da tutto il mondo». Loredana Perla, direttrice del dipartimento di Scienze della Formazione, Psicologia, Comunicazione dell’Università di Bari, promotrice della candidatura dell’Ateneo come sede della 20esima Conferenza internazionale dell’Isatt.
Cosa significa per la città di Bari l’approdo della Conferenza?
«È un evento particolarmente importante perché si svolge per la prima volta in Europa, cosa che onora Bari e l’intero Mezzogiorno. L’Uniba è stata infatti scelta dopo una valutazione condotta su più sedi universitarie del mondo. Per cinque giorni, Bari e la Puglia saranno in una vetrina mondiale, dato che gli ospiti arriveranno qui con le loro famiglie, portando con sé un’attenzione che non è soltanto di settore».
E dal punto di vista scientifico, che valore ha questo evento?
«Fondamentale. Si tratterà del modo in cui cambia la didattica e l’insegnamento, e lo faremo attraverso decine di tavoli in cui affronteremo le modalità in cui il sistema educativo sta cambiando e deve cambiare, anche guardando al mondo del lavoro. L’università, per esempio, è chiamata a formare a competenze che non sono ancora chiare al sistema educativo. È una riflessione che porteremo avanti grazie a un contributo “multiculturale”, dato che da ogni parte del mondo arriveranno ricercatori che studiano questo tema».
Perché occorre ancora investire in formazione?
«Nessun sistema formativo può rimanere così com’è, ma deve cambiare adattandosi anche ai cambiamenti della società. È ciò che, d’altronde, chiediamo sempre anche al mondo della politica. In effetti, è un settore in forte evoluzione, anche a causa dell’inverno demografico che nelle scuole primarie inizia a farsi sentire. Penso, però, che le cose stiano cambiando, a cominciare dagli asili nidi, dato che è previsto ne siano realizzati molti nei prossimi anni».