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L’inflazione pesa più al sud che al nord: prezzi su senza freni anche a settembre

L’inflazione italiana è salita all’8,9% ad agosto e quella europea ha sfondato quota 10%. Nonostante il taglio dei tassi da parte della Bce, il vecchio continente fatica a riportare sotto controllo l’aumento dei prezzi mentre l’economia deve prepararsi all’altra faccia della medaglia della stretta sulla liquidità: la recessione. Mentre si attende l’insediamento del nuovo governo…

L’inflazione italiana è salita all’8,9% ad agosto e quella europea ha sfondato quota 10%. Nonostante il taglio dei tassi da parte della Bce, il vecchio continente fatica a riportare sotto controllo l’aumento dei prezzi mentre l’economia deve prepararsi all’altra faccia della medaglia della stretta sulla liquidità: la recessione. Mentre si attende l’insediamento del nuovo governo e la decisione su cosa fare del tesoretto da 20 miliardi lasciato in eredità da Draghi, le associazioni dei consumatori mettono in fila i singoli rincari stanno appesantendo il carrello della spesa. In particolare, il Codacons ha segnalato ieri gli alimenti più colpiti su base annua, elaborando gli ultimi dati diffusi dall’Istat: l’olio di semi (60,5%), il burro (38,1%), la margarina (26,5%), il riso (26,4%), il latte conservato (24,5%), la farina (24,2%), il pane (+14,6%), la pasta (21,6%), lo zucchero (18,4%), i gelati (18,2%), la verdura fresca (16,7%), le uova (16,6%) e il pollo (16,5%). Tra i prodotti il cui prezzo è aumentato di più a settembre compaiono anche le patatine fritte (+15,1%) e i latticini come yogurt (+13,8%) e formaggi (+12,4%). Non si salvano nemmeno acqua e bevande: l’acqua minerale aumenta del 12,9%, i succhi di frutta dell’11,8%. Per il presidente del Codacons Carlo Rienzi «di questo passo le tavole degli italiani saranno sempre più vuote e le famiglie dovranno rinunciare al cibo per far quadrare i conti a fine mese. Una vergogna per un Paese civile e un allarme che non è più solo economico ma anche sociale. Per tale motivo riteniamo necessario un intervento sulla fiscalità dei generi di prima necessità, a partire da un taglio dell’Iva sui beni alimentari, e un criterio di calcolo delle tariffe energetiche che tenga conto soprattutto degli interessi degli utenti, più che delle società fornitrici».

Le differenze territoriali e l’eredità di Mario Draghi

Sono venti i miliardi lasciati in eredità dal governo Draghi ai prossimi inquilini di Palazzo Chigi. Un tesoretto che potrà essere speso per far rifiatare famiglie e imprese. Se si vorrà fare qualcosa in più bisognerà necessariamente passare da uno scostamento di bilancio e, dunque, da una crescita dell’indebitamento dello Stato. Il tutto mentre l’aumento dell’inflazione non colpisce equamente l’intero Paese. Al Sud “pesa” di più, così come rilevato ai primi di agosto dallo Svimez. L’associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno ha previsto per il biennio 2023-24 un crollo dei consumi da Roma in giù e, di conseguenza, una crisi economica più marcata. Sempre secondo la previsione, l’impatto sull’incremento dei prezzi a fine anno dovrebbe essere il seguente: al Mezzogiorno +8,4% contro il 7,8% nel Centro-Nord.

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