Non accenna a diminuire l’inflazione che anche per il mese di ottobre (ultima rilevazione Istat) registra un aumento consistente. L’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, al lordo dei tabacchi è cresciuto del 3,4% su base mensile e dell’11,8% su base annua.
I dati dell’Istituto nazionale di statistica, sono stati elaborati dall’Unione nazionale dei consumatori che ha stilato una classifica delle Regioni e dei comuni con più di 150mila abitanti in cui il costo della vita è aumentato maggiormente. La Puglia è tra le regioni meno costose in Italia, con l’inflazione che si attesta al 12,2% e un rincaro medio per le famiglie di 1975 euro. Ma ben diversa è la situazione del suo capoluogo, Bari, dove il valore dell’inflazione su base annua ha superato anche quello nazionale, con l’aumento che si attesta all’11,9%. Questo si traduce in un rincaro medio annuo per le famiglie di 2069 euro.
Sono per lo più i beni energetici, sia quelli regolamentati sia quelli non regolamentati, a spiegare la straordinaria accelerazione dell’inflazione di ottobre. La loro crescita passa dal +44,5% di settembre a +71,1%. In misura minore incidono anche i prezzi dei beni alimentari che passano da +11,4% a +13,1%, sia lavorati (da +11,4% a +13,3%) sia non lavorati (da +11,0% a +12,9%). Il quadro delle tensioni inflazionistiche attraversa quasi tutti i comparti merceologici, frenano solo i servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona che passano da +5,7% di settembre a +5,2%.
Nel carrello della spesa del mese di ottobre accelerano i prezzi dei beni alimentari, da +10,9% a +12,6% e quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto, da +8,4% a +8,9%. Aumento che non si vedeva dal 1983 quando registrarono una variazione tendenziale del +13,0%. L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto anche in questo caso prevalentemente ai prezzi dei beni Energetici non regolamentati (+28,3%), e ai beni energetici regolamentati (+20,0%) e in misura minore a quelli degli alimentari non lavorati (+2,4%), degli alimentari lavorati (+1,6%), dei beni non durevoli (+0,7%) e dei beni durevoli (+0,6%). Si conferma anche il cambiamento delle abitudini di spesa dei consumatori: i commercianti testimoniano una scelta più oculata e mirata da parte dei clienti.
I consumatori vanno alla ricerca delle offerte e preferiscono i marchi del distributore a quelli dei grandi brand. È boom, infatti, dei prodotti vicini alla scadenza, che sono venduti a prezzo ridotto nei punti vendita.