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Lidi ko: canone e Tari mai così alti. Rincari all’orizzonte per i bagnanti

Fare il bagno a Brindisi e dintorni, nel corso della prossima estate, costerà di più. Colpa del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che ha aumentato del 25% il canone della concessione demaniale marittima: un rialzo che, associato all’impennata delle tariffe della Tari, costringerà i titolari degli stabilimenti a ritoccare le tariffe dei servizi offerti…

Fare il bagno a Brindisi e dintorni, nel corso della prossima estate, costerà di più. Colpa del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che ha aumentato del 25% il canone della concessione demaniale marittima: un rialzo che, associato all’impennata delle tariffe della Tari, costringerà i titolari degli stabilimenti a ritoccare le tariffe dei servizi offerti ai bagnanti.


Partiamo dalle cifre. Il Mit ha stabilito che, per il 2023, i gestori dei lidi dovranno pagare un canone più alto del 25,15% rispetto alla scorsa stagione estiva. L’adeguamento viene effettuato annualmente in base agli indici Istat. E, per quest’anno, il dicastero guidato dal vicepremier Matteo Salvini ha fissato il canone demaniale minimo a 3.377,50 euro, una somma nettamente più alta rispetto ai 2.698,75 del passato. A tutto ciò si aggiunge il fortissimo rincaro della Tari, cioè della tassa sui rifiuti, che lungo il litorale brindisino è aumentata fino al 300%. In questo contesto, molti titolari di stabilimenti balneari hanno già cominciato a rimodulare il listino dei prezzi. È probabile che nell’estate 2023, dunque, lettini, ombrelloni, sdraio e altri servizi costino ai bagnanti anche il 20 o il 25% in più rispetto allo scorso anno: una mazzata che si aggiunge ai rincari di generi alimentari e tariffe energetiche che hanno messo in ginocchio migliaia e migliaia di famiglie.


Ma che cosa ne pensa il Sindacato italiano balneari (Sib)? «Il rincaro del 25% del canone di concessione demaniale riguarda tutti gli stabilimenti balneari italiani – spiega il presidente nazionale Antonio Capacchione – La differenza, però, sta nel fatto che, nelle aree più ricche del Paese, dove il turismo garantisce maggiori introiti, l’impatto dell’aumento di Tari e canone di concessione demaniale è più facile da assorbire. Nelle zone più povere, invece, questo combinato disposto mette addirittura a rischio l’esistenza dell’attività». Di qui la conclusione: «Conosciamo la realtà di Brindisi e le problematiche che stanno affrontando gli stabilimenti – aggiunge Capacchione – A tutto questo si aggiunge l’aumento della Tari che paghiamo per tutto l’anno nonostante produciamo rifiuti solo d’estate e siamo solo affittuari, dunque non proprietari, delle strutture. Dove sarebbe la potente lobby dei balneari di cui qualcuno va blaterando?».

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