In una lettera aperta indirizzata alla premier Giorgia Meloni, l’associazione Genitori tarantini accusa il governo ei parlamentari che lo sostengono di essere «arrivati dove a nessuno è permesso di arrivare: violare la Costituzione italiana» sulla questione relativa all’ex Ilva.
I portavoce del movimento tarantino ricordano a Meloni che Fratelli d’Italia, quando era all’opposizione, «su tutti gli argomenti avete criticato il governo in carica, tranne i casi in cui si è trattato di fornirgli una stampella per favorire gli inquinatori del suolo tarantino, dei corpi di donne, uomini, bambini, concedendo all’ex-Ilva miliardi di euro dei cittadini italiani, compresi i più deboli».
Per i Genitori tarantini, «la cosa più difficile da digerire è che lei conosce perfettamente la drammatica situazione tarantina, l’impatto dell’industria su ambiente e salute e vita e diritto alla felicità, al clima, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità individuale e collettiva. Adesso, con ancor più accanimento dei precedenti, la produzione diventa un impegno anche del suo governo e della estrema destra parlamentare».
Gli attivisti contestano l’ultima legge salva-Ilva, sulla quale fu chiesto il voto di fiducia, che destina all’azienda 680 milioni di euro e ripristina lo scudo penale. Ricordano poi i rapporti medico-scientifici dell’Oms e dell’Iss e gli articoli pubblicati da riviste scientifiche di livello mondiale a proposito delle relazione tra le emissioni inquinanti, le patologie e le morti in eccesso, le sentenze della Cedu e il report dell’Onu che «inserisce Taranto tra le zone di sacrificio».
Probabilmente, conclude l’associazione di Genitori nella lettera alla presidente del Consiglio, «risponderà a questa lettera, se vorrà farlo, ricordando l’interesse strategico come principio fondamentale da perseguire, per un buon governo; noi le ricordiamo che l’interesse della collettività (quindi, il vero interesse strategico) è inserito nell’art. 32 della Costituzione italiana, che definisce fondamentale per l’individuo il diritto alla salute, che la Repubblica deve tutelare».