«La criminalità ci blocca, ci gela, ci ferma. Noi dobbiamo reagire. L’antidoto a questa criminalità che si insinua nelle nostre vite è proprio una città in movimento che continua a pedalare verso un orizzonte comune che è il bene comune». Così Giovanna Bruno, sindaca di Andria, ha aperto la manifestazione “Una città in cammino“, la marcia organizzata in occasione del Festival della Legalità a cui partecipa anche il fondatore di Libera, don Luigi Ciotti.
Un lungo corteo composto dagli studenti di tutti gli istituti di ogni ordine e grado della città, associazioni, amministrazione comunale, vertici istituzionali regionali, provinciali, delle forze dell’ordine e della politica stanno marciano con l’obiettivo, aggiunge Bruno, di «generare speranza. Noi – prosegue la sindaca – abbiamo scelto di partire dai ragazzi perché si devono rendere conto che ci sono degli esempi viventi, dei testimoni, che portano sulle loro spalle il peso di una civiltà che deve cambiare».
La quarta edizione del Festival della Legalità ad Andria è stata organizzata dal Comune in collaborazione con Coop-Alleanza 3.0; Asl Bat, Servizio civile universale, Confcommercio, Confesercenti, Conte Spagnoletti Zeuli, Salesiani don Bosco, Andria food policy hub, Gariwo Network, Corpo consolare Puglia-Basilicata-Molise, Libera presidio di Andria “Renata Fonte”, Tutt’altro, Fai Antiracket Andria, Azione cattolica italiana, Amici per la Vita, Capital Sud, SinergItaly, Amici di San Vittore onlus, Forum di formazione all’Impegno sociale e politico, associazione parlamentare di amicizia con gli insigniti al merito della Repubblica italiana, Ufficio Diocesano per i problemi sociali e del lavoro.
«Le mafie hanno paura del nostro impegno»
Alla marcia ha partecipato l’assessora regionale alla Cultura e alla Legalità, Viviana Matrangola, che ha evidenziato come le mafie abbiano «paura del nostro impegno. Da figlia di una donna di questa terra, caduta per aver detto no alle mafie, so bene quanto il malaffare si nutra del silenzio delle persone», ha affermato ricordando la madre Renata Fonte. «Ogni volta che siamo indifferenti, ogni volta che ci voltiamo dall’altra parte, noi stiamo regalando alla criminalità organizzata un’occasione per diventare più forte. Ma se noi ci impegniamo, se noi continuiamo a incontrarci, a dialogare, a rafforzare i nostri legami, le mafie sono costrette ad arretrare».
Dal palco della manifestazione, Matrangola ha invitato le istituzioni «a dare ai ragazzi scesi in piazza spazi di opportunità, confronto e protagonismo» affinché possano «sentirsi al centro di un progetto di comunità e di futuro. Un progetto nel quale la costruzione del Noi viene prima di ogni individualismo».
Riferendosi a don Ciotti, Matrangola ha espresso «gioia» per essere al suo fianco: «Da 25 anni, mano nella mano, condividiamo percorsi di antimafia sociale».
Il fondatore di Libera, rivolgendosi alla piazza, ha detto: «Bisogna essere vigili e attenti di fronte a chi usa la bandiera della legalità per fare i propri giochi. La legalità non è un obiettivo, ma uno strumento. L’obiettivo è la giustizia sociale. E non ci potrà mai essere giustizia fino a che non ci saranno uguali diritti. Le leggi devono servire per costruire politiche di giustizia per il bene di tutti e non per i privilegi di qualcuno. Noi siamo chiamati a essere spina nel fianco delle istituzioni affinché facciano il proprio dovere. Ma ai giovani una cosa devo dirla: diffidate di chi non vi ascolta, di chi parla di voi ma non parla con voi. Sappiate distinguere tra i seduttori e gli educatori».