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Lecce, il castello medievale è inutilizzato: il Comune lo restituisce al Demanio

Il Comune ha deciso: dal 31 gennaio prossimo, il castello Carlo V tornerà completamente nelle mani del Demanio. Una scelta che arriva dopo tentativi falliti, da parte delle Amministrazioni comunali, di acquisirlo e che si giustifica, stando a quanto dichiarato dal sindaco Carlo Maria Salvemini, con la necessità di affidarne la cura a un solo…

Il Comune ha deciso: dal 31 gennaio prossimo, il castello Carlo V tornerà completamente nelle mani del Demanio. Una scelta che arriva dopo tentativi falliti, da parte delle Amministrazioni comunali, di acquisirlo e che si giustifica, stando a quanto dichiarato dal sindaco Carlo Maria Salvemini, con la necessità di affidarne la cura a un solo ente.

In questo caso, dunque, tornerà a occuparsi del castello, tanto caro ai leccesi, il Ministero della Cultura. Il Comune ha ottenuto l’autorizzazione a occupare l’intero complesso a partire dal 1983. Negli anni successivi, però, la parte che l’Amministrazione salentina è riuscita a utilizzare per gli scopi si è sempre di più ridotta, fino ad arrivare a comprendere, al giorno d’oggi, solo un quarto dell’opera fortificata. Nello specifico, il comune di Lecce oggi adopera la sala che ha ospitato l’infopoint al piano terra e le sale al primo piano, mentre i restanti tre quarti della struttura, che comprendono i camminamenti, i sotterranei, la chiesa di Santa Barbara e il museo della Cartapesta, sono utilizzati dalla Soprintendenza. Quest’ultima, di recente, ha anche aperto i cantieri per effettuare, nelle sale a sua disposizione, lavori di restauro e di riqualificazione di alcune aree interne ed esterne.

Palazzo di Città aveva inviato al Demanio una richiesta per procedere con l’acquisizione al proprio patrimonio dell’intero castello nel 2011, chiedendo che la procedura venisse effettuata non a titolo oneroso. La stessa cosa il Comune era riuscito a fare, con il tratto superstite delle Mura Urbiche, per l’ex convento degli Agostiniani e per l’ex convento di Santa Chiara, oggi sede del Must. Ma la richiesta non fu accolta dallo Stato perché una parte dell’immobile era in uso alla Soprintendenza. «Nell’attesa che si creino le condizioni per riavviare l’iter di acquisizione dell’intero Castello attraverso il federalismo demaniale con un opportuno progetto di valorizzazione, è più utile per la città – ha dichiarato Salvemini – che il Carlo V sia interamente nella disponibilità di un solo ente, in questo caso il Ministero della Cultura, che ne ha in uso i tre quarti degli spazi. Mantenere solo una piccola parte dell’opera fortificata a fronte di un canone annuo da corrispondere al Demanio che è stato rivalutato in circa 160mila euro, al quale vanno aggiunte le spese finora a carico del Comune di custodia, pulizia, utenze, non è nell’interesse della città».

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