Ogni famiglia pugliese spenderà in media 150 euro per preparare la tavola del Natale, il 15 per cento in più rispetto allo scorso anno.
Questo non corrisponderà, però, a un carrello della spesa più pesante, tutt’altro, né aiuterà il mercato a crescere. Il costo maggiore è del tutto assorbito dall’inflazione che, seppure scesa negli ultimi mesi per quel che riguarda energia e bollette, è rimasta alta tra gli alimentari.
Dall’olio al pesce, dalla carne al pane. Il risultato è che si spenderà di più per comprare meno in base a quanto emerge dall’ultima indagine condotta da Coldiretti Puglia. Un andamento che non riguarda solo il Tacco d’Italia ma che colpisce soprattutto il Sud visto che, come dimostrato da diversi studi, i prezzi più alti nei prodotti di consumo impattano maggiormente in chi ha redditi medio-bassi.
Ci sarà chi si manterrà tra i 40 e i 70 euro, ma anche chi andrà oltre i 300 euro, a causa dell’impennata dei prezzi delle più importanti voci del carrello della spesa, dalle cime di rapa alle lenticchie, dall’olio extravergine di oliva a formaggi e salumi, mentre scendono i prezzi degli oli di semi e restano sostanzialmente stazionari rispetto a dicembre 2022 i prezzi di pane e pasta.
Ma a fare balzare i costi della spesa di Natale è soprattutto il pesce: per il prodotto italiano l’orata subisce un aumento del prezzo del 18 per cento, il branzino allevato del 40, gli sgombri del 27,8, secondo i dati della Borsa Merci Telematica sulla piazza di Roma. «Se nel menu della vigilia – spiega la Coldiretti – è servito soprattutto il pesce, a Natale prevale la carne e vincono bolliti, arrosti e fritti, dall’agnello ai tacchini, ma anche minestre, zuppe, paste ripiene, cappelletti in brodo e pizze rustiche. Ma a tavola trovano spazio anche i regali enogastronomici tra i più gettonati per la spinta verso doni utili ma anche per l’affermarsi di uno stile di vita attento alla riscoperta della tradizione a tavola, che si esprime con la preparazione fai da te di ricette personali per serate speciali».
Si registra, inoltre, un ritorno alla convivialità, con tavole più ricche di ospiti coerentemente con un trend registrato da dopo la pandemia. La media pugliese è di dieci commensali che si riuniscono a casa, tra chi lo farà nella propria abitazione (54 per cento) e chi da parenti e amici (34 per cento), mentre una minoranza del 6% sceglierà invece un ristorante o un agriturismo. A vincere è sempre la tradizione con un ritrovato, però, entusiasmo da parte dei consumatori. Sono di qualche giorno fa, infatti, gli dati Istat che registrano per dicembre una crescita della fiducia da 103,6 a 106,7.
«Effetto Natale», spiega Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. «Dopo il lieve rimbalzo di novembre, arrivato dopo ben 4 mesi consecutivi di fiducia in calo, prosegue il recupero della fiducia con un buon guizzo. Un fatto certo positivo, ma che non deve trarci in inganno, illudendoci sul futuro, sia perché a dicembre, con l’arrivo delle tredicesime, è normale che le famiglie tirino un sospiro di sollievo, sia perché non abbiamo ancora recuperato le perdite rispetto al dato di giugno, restando sotto di 1,9 punti rispetto a quel picco pari a 108,6». Il segnale di un Paese che vuole tornare alla normalità dopo anni difficili. Nonostante l’inflazione.