Il mondo del vino è un ambiente storicamente maschile, eppure le “quote rosa” si fanno sentire. Renata Garofalo presidente della delegazione Puglia dell’Associazione “Donne del vino” spiega come l’imprenditoria femminile con occhio attento alla cultura, al territorio e alla formazione, ha inaugurato un nuova modalità di produzione.
Come nasce la necessità di associarsi?
«Non è solo una questione di parità di genere, la nostra associazione ha da sempre sposato l’idea del “fare squadra”. Produrre vino non riguarda solo l’attività in vigna, il settore vitivinicolo è molto più ampio e include tante altre professionalità legate ad esempio al mondo dell’enologia».
Da quanto tempo siete sul territorio?
«La delegazione pugliese nasce nel 2000 e oggi conta 62 iscritte in buona parte produttrici. Copriamo tutta la regione, dal Gargano al Salento: tra noi ci sono anche sommelier, enologhe, ristoratrici, enotecarie, giornaliste enogastronomiche, wine educator e consulenti marketing e comunicazione, tutte accomunate da una grande passione per il vino e dalla voglia di promuovere insieme un territorio ricco di tradizioni e la bellezza ed unicità dei suoi tanti vitigni autoctoni».
Siete allineate al resto d’Italia?
«L’associazione a livello nazionale nasce nel 1988 e oggi conta più di 1000 associate, i dati suggeriscono che nel settore c’è fermento. Certo, regioni come Piemonte, Veneto, Toscana possono vantare livelli di partecipazione più alta anche in considerazione del fatto che hanno iniziato a puntare sulla qualità del vino molto prima di noi e di conseguenza sono territori a più alta densità di aziende agricole. Per molto tempo siamo state appena 20 iscritte. Negli ultimi anni si è sentita proprio la necessità di associarsi e fare squadra così siamo cresciute velocemente».
Ci sono state difficoltà nell’emergere?
«Siamo nate proprio per affermare messaggi importanti legati alla parità di genere in un ambiente, quello agricolo, molto legato alla necessità dell’impegno fisico, per poter portare risultati. Per anni il settore è stato bloccato su vecchi retaggi. Un po’ per attitudine le donne sono sempre rimaste dietro le quinte, pur avendo ruoli di gestione determinanti nelle aziende. Sicuramente dal punto di vista sociale ci si è evoluti riconoscendo e formalizzando i ruoli. In Puglia abbiamo tanti esempi virtuosi di “aziende rosa”. È importante anche considerare che l’alto livello di formazione ha fatto il resto».
Cosa significa?
«Oggi è necessario distinguersi soprattutto per qualità. Valorizzare il nostro territorio attraverso la produzione significa anche parlare di sviluppo sostenibile e salvaguardia del territorio. Tutto ciò è possibile solo se adeguatamente formati, per questo motivo, come associazione, abbiamo degli impegni che riguardano la formazione e lo sviluppo di adeguate professionalità. Vogliamo soprattutto portare la nostra esperienza alle future generazione. A livello nazionale siamo una delle squadre più attive in relazione agli eventi e alle attività messe in campo per promuovere il territorio».