«La situazione che si è verificata nei territori del mar Nero e nel mare di Azov al momento rende praticamente impossibile ricevere tutti i prodotti acquistati a suo tempo e che erano previsti in arrivo in questo periodo. Ci sono difficoltà a negoziare in strumenti finanziari relativi alle banche e al governo russi. Vi comunichiamo, quindi, la sospensione provvisoria dei nostri contratti». È la lettera che un’azienda specializzata nell’import-export di prodotti agricoli ha inviato a tutti i suoi clienti. La guerra fra Russia e Ucraina non permette più di rispettare gli accordi presi che quindi, per adesso, devono rimanere in stand-by.
Un’altra impresa del settore si vede costretta a recapitare una missiva simile. «Alla luce dei tristi accadimenti, e non potendo prospettarne gli sviluppi e le relative conseguenze sui prezzi produttivi e delle materie prime, siamo costretti a sospendere momentaneamente i listini di vendita dei prodotti granulari e azotati con effetto immediato». Ancora una volta i destinatari sono centinaia di produttori, anche pugliesi e lucani.
Fra le voci più care del settore, in questo momento, ci sono proprio i fertilizzanti. La maggior parte dei quali viene importata nel nostro Paese da Ucraina e Federazione russa. I prezzi sono mediamente in aumento del 170 per cento. Proprio in questi giorni uno dei prodotti più utilizzati – l’urea – ha fatto registrare un incremento di 150 dollari a tonnellata, una vera e propria batosta per migliaia di aziende agricole italiane.
I listini di concimi, fertilizzanti, fitofarmaci e prodotti simili sono ormai alle stelle. Un problema che si ripercuote sia sulle aziende fornitrici – alle quali ormai i prodotti già acquistati in quei territori non arrivano più a causa della chiusura totale dei due mercati – sia per quelle che li usano per le proprie produzioni. Il risultato è la cancellazione progressiva di migliaia di contratti, come dimostrano le due lettere inviate ai clienti.