L’assalto di Airbnb alla Puglia, Federalberghi: «Troppi abusivi. Penalizza la nostra economia»

Tempi duri per le piattaforme dedicate agli affitti brevi. Federalberghi, più decisa che mai a fare gli interessi degli imprenditori del turismo, ha presentato il conto e chiede alle istituzioni un quadro normativo chiaro che annienti l’abusivismo in tema di fitti agevolando la pratica della cedolare secca. Uno scontro fra titani che ormai dura da anni e che grazie ad una audizione presso la Commissione Politiche dell’Unione europea ha coinvolto nelle scorse settimane anche la politica internazionale. I numeri parlano chiaro: secondo Federalberghi in Puglia, Airbnb, gigante multinazionale dell’affitto breve, ha pubblicato nel 2022 per la città di Bari ben 1.886 annunci con un notevole impatto economico sulla città (+60% rispetto al 2018). Una rilevazione del Centro Studi della federazione rivela che questi numeri non hanno portato posti di lavoro all’economia turistica della città ma, al contrario, si è registrato un consistente mancato gettito di Iva, evasione fiscale in termini di Irpef, Tarsu, canone Rai e infine hanno generato concorrenza sleale e turbativa di mercato.

«Le richieste a questo punto sono varie così come i soggetti che vanno coinvolti – sottolineano da Federalberghi-. Sicuramente alla nota piattaforma si chiede il rispetto e il maggior controllo delle norme che regolano il settore del turismo, alle istituzioni maggior controllo. Proprio come sta facendo in questo periodo il Comune di Bari, tramite una task force specifica», spiega Francesco Caizzi che nella doppia veste di vicepresidente nazionale e presidente di Federalberghi Puglia, specifica che «quanto sta accadendo, ormai da anni, non potenzia ma penalizza l’economia della nostra regione. I numeri sarebbero quindi solo uno specchietto per le allodole. La questione tuttavia ha un secondo risvolto, che riguarda la difficoltà per le famiglie di trovare case in fitto per periodi lunghi nei quartieri maggiormente turistici. Pare che i proprietari di immobili abbiano maturato la consapevolezza che gli affitti a breve termine, parliamo anche di giorni, siano più remunerativi. Assistiamo quindi alla commercializzazione abusiva di interi quartieri, come ad esempio Bari Vecchia dove è impossibile trovare casa».

L’audizione è servita a raccontare lo stato dell’arte e ad evidenziare le criticità soprattutto a livello europeo. «C’è davvero tanto da fare per ridurre il dumping generato nel settore. I dati della Federalberghi – conclude il leader degli albergatori baresi e pugliesi – mettono a nudo le bugie dell’house sharing che da fenomeno di costume si è trasformato in vero e proprio segmento economico alternativo nel turismo della Puglia, provocando concorrenza sleale e distorsione del mercato. Nel 2022 Airbnb ha pubblicato 41.573 annunci, con l’immissione sul mercato di più di 170.000 camere che hanno prodotto il fatturato maggioritario (50/60%) dell’intera economia turistica pugliese. Non è vero che si condivide l’esperienza con il titolare perché la maggior parte degli annunci pubblicati su Airbnb si riferisce all’affitto di interi appartamenti, in cui non abita nessuno. Non è vero che si tratta di attività occasionali: la maggior parte degli annunci si riferisce ad appartamenti disponibili per oltre sei mesi all’anno. Non è vero che si tratta di forme integrative del reddito, ma attività economiche a tutti gli effetti, con moltissimi inserzionisti che gestiscono più di un alloggio. Non è vero che le nuove formule compensano la mancanza di offerta poiché gli alloggi presenti su Airbnb sono concentrati soprattutto nelle grandi città e nelle principali località turistiche, dove è maggiore la presenza di esercizi ufficiali. In Puglia, infatti, sono in maggior numero nelle località di mare e nelle città capoluogo di Provincia».

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