La storia di Hasan, dalla schiavitù nel deserto al riscatto dell’accoglienza ad Andria

Le riflessioni e i ricordi hanno fatto breccia nell’atmosfera di festa e convivialità per la giornata del rifugiato nella casa di accoglienza “Santa Maria Goretti” di Andria. «Ci sono orrori che non si possono descrivere a parole e si perdono nel mare e nella mente, ma nel mio cuore sono sempre presenti».

La storia

Hasan (nome di fantasia) ha poco più di 30 anni e viene dall’Asia meridionale. Da marzo 2023 è stato accolto dalla cooperativa Migrantesliberi di Andria. È sposato e ha un figlio che, però, è nel suo paese natale. Lì è stato fruttivendolo, meccanico, elettricista e muratore. Per scontri con gente della zona e per assicurare a sua madre malata le cure mediche, è costretto a partire.

Arriva in aereo a Dubai e da lì in Libia dove, vittima di banditi, subisce violenze, umiliazioni e trattamenti inumani ai quali era sicuro che non sarebbe sopravvissuto. «Mi portano in una casa isolata con altri ragazzi – racconta – per tre giorni non esco e vedo dove può arrivare la cattiveria dell’uomo. Non ho cibo né acqua e mi incatenano nudo. Mi colpiscono con calci, pugni, bastoni». Venduto a un altro gruppo, è costretto a lavorare nonostante le ferite e i dolori.

Dopo qualche giorno riesce a fuggire e trascorre due mesi con alcuni suoi connazionali incontrati per caso in un villaggio. Poi decide di ripartire e cercare un lavoro migliore. Ma durante il viaggio viene catturato da alcuni uomini che pretendono un riscatto per liberarlo. E ancora violenze: «Mi mettono in bocca un fazzoletto e iniziano a picchiarmi sotto le piante dei piedi con un fascio di legnetti, i piedi si gonfiano e si aprono ferite. Per tornare nel mio angolo sono costretto a trascinarmi».

Le violenze e il deserto

Prima di essere abbandonato nel deserto, legato, subisce atrocità che non è possibile riferire. Soccorso da alcuni passanti, lavorerà come muratore per mettere da parte soldi e partire per Lampedusa. La traversata durerà quattro giorni. Da lì raggiunge Taranto e, dopo dieci giorni arriva ad Andria, dove vive. «Visto l’ultimo decreto del Ministero degli Interni che prevede che chi ha più di 6mila euro di reddito sia fuori dai Centri di accoglienza straordinaria – dice don Geremia Acri, responsabile della Casa Accoglienza e della Comunità Migrantesliberi – siamo noi a non volere i percorsi di integrazione e autonomia. Siamo dinanzi a uno stato che crea disagio sociale, allarmismo, irregolarità e lavoro nero. Continuiamo a infierire su questa povera gente».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Exit mobile version