La siccità non ferma la vendemmia. Ottima annata anche per la Puglia

Nonostante la siccità, la produzione di vino in Italia e in Puglia resta su ottimi livelli. Secondo stime di Assoenologi, Uiv e Ismea si tratta di «un’annata soddisfacente per quantità e sorprendente per qualità». Ed è anche la prima annata all’insegna dello standard nazionale di sostenibilità. Certo, una virata decisiva l’hanno data le piogge delle ultime settimane che hanno di fatto graziato i vigneti del nostro territorio consentendo una vendemmia – appena iniziata – che secondo i primi calcoli dovrebbe produrre 50,27 milioni di ettolitri di vino, più o meno la stessa quantità dell’anno precedente che è stata di 50,23 milioni. Si calcola pertanto un +3% rispetto al quinquennio 2017-2021. Ma anche la qualità non difetta, con una gradazione che va da “buona” a “ottima”, anche se molto dipende dalle aree di riferimento, specie in una stagione funestata dal caldo torrido e dalla siccità.

A livello quantitativo, si assiste ad una importante flessione della Lombardia (-20%), seguita da quella più moderata del Piemonte (-9%), della Liguria (-5%) e della Sicilia (-5%), mentre si stimano in crescita Sardegna (+15%), Toscana (+12%), Valle d’Aosta (+10%), Trentino-Alto Adige (+10%) Umbria (+10%) e Basilicata (+10). Dal punto di vista qualitativo, viticoltori ed enologi si aspettano vini eccellenti in Trentino-Alto Adige e Sicilia, mentre puntano l’asticella sull'”ottimo” Piemonte, Val d’Aosta, Friuli Venezia-Giulia, Toscana, Lazio, Umbria, Abruzzo, Molise, Puglia e Sardegna, con Liguria, Emilia-Romagna, Marche, Campania, Basilicata e Calabria, più caute su previsioni “buone/ottime”. Decisamente “buone”, invece, le attese per le etichette lombarde e venete. Altro fattore decisivo della produzione vitivinicola di quest’annata è che si tratta di una vendemmia che può vantare lo standard nazionale di sostenibilità, il che significa una maggiore attenzione al prodotto, al suo aspetto economico e sociale e quindi più in generale al futuro delle singole aziende. Ora la partita dell’annata si giocherà però tutta sulla redditività del prodotto, anche perché il record produttivo non è automaticamente anche un indice di ricchezza. Per esempio, le “rese valoriali” del vigneto Italia – secondo un’analisi realizzata dall’Osservatorio Uiv – registrano performance nettamente inferiori rispetto a quelle francesi, che segna una redditività tripla per ogni ettaro coltivato (16,6mila euro vs 6 mila) e per ogni ettolitro prodotto (294 vs 82 euro).

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