Erano 7.940 i posti di lavoro previsti da Anpal Unioncamere, su rilevazione del sistema informativo Excelsior, per il trimestre agosto-ottobre per l’industria a Bari. Un dato che non ha trovato riscontro nella realtà e che rischia di passare addirittura a segno meno, per una cifra difficile da quantificare. La causa viene individuata dagli addetti ai lavori negli aumenti insostenibili delle utenze per energia e gas. In particolare, gran parte del settore industriale assorbe normalmente grandi quantità e, di conseguenza, subisce più di tutti gli altri l’impatto negativo. La buona notizia è che non mancano gli ordini e che quindi c’è da lavorare per i prossimi anni, soprattutto grazie alle commesse pubbliche con Pnrr e programma per la transizione energetica. Tuttavia, la criticità dell’approvvigionamento energetico rischia di essere decisivo, in termini negativi, per tante realtà, soprattutto le più piccole.
Un quadro in chiaro scuro, come quello descritto da Sergio Ventricelli, presidente di Confimi Puglia: «Le imprese dell’industria e delle costruzioni, in particolare, reggono perché hanno lavori ma con questi aumenti assurdi potrebbero fermarsi perché potrebbe non essere più ragionevolmente economico per loro portare a termine gli ordini». E’ la situazione paradossale nella quale verte la gran parte del tessuto produttivo locale. «Figuriamoci poi le assunzioni, soprattutto gli inserimenti dei più giovani. Si tende a rimandare ogni decisione in attesa di capire le direzioni verso le quali si sta andando». Secondo Ventricelli, però, ci sono delle responsabilità evidenti e che arrivano da lontano. «La scelta scellerata di delegare all’estero il nostro approvvigionamento energetico ci ha ridotti così. Sono trent’anni che si parla di rinnovabili, di centrali, di nucleare ma nessuno si è preso la responsabilità di scegliere una strada e seguirla, pur di renderci autosufficienti. Oggi gli effetti non sono calcolabili, in termini occupazionali può succedere di tutto».
«I prossimi due-tre mesi saranno all’insegna dell’incertezza – conviene Giuseppe Boccuzzi, segretario Cisl Bari-Bat – quindi i programmi assunzionali saranno congelati per molti, nell’industria come in tutti gli altri settori. Il dato delle mancate assunzioni, così come dei licenziamenti, potrebbe avere numeri da paura. Sono tornati sopra i 15mila i neet e serviranno nuovi interventi per ammortizzatori sociali e sostegni al reddito». Il tema del lavoro, però, va affrontato insieme e con una strategia chiara, rivela Boccuzzi: «Fondamentale l’opportunità che deriva dalla Zona Economica Speciale, i nuovi investimenti verranno indirizzati principalmente in quell’area. Va costruita, però, una cabina di regia territoriale anche con i centri di formazione e quelli per l’impiego. Non riusciremo, altrimenti, nemmeno a migliorare il lavoro, sempre più precario e a termine, che sarà sempre più fragile – conclude Boccuzzi – sotto i colpi di una crisi energetica della quale non vediamo la fine».