Diego Buscicchio, terapeuta del comportamento canino, ne è convinto: «la paura dei botti di capodanno che terrorizza i cani si può superare, addirittura neutralizzare quando sono ancora cuccioli».
Già, perché con l’avvicinarsi della mezzanotte del 31 gennaio, come ogni anno, sono tante le famiglie che temono per la salute dei propri animali, non solo cani. «Petardi forti e rumori improvvisi – spiega l’educatore cinofilo – sono causa di infarti per gli animali, maggiormente in questi giorni festivi. Ma rischiano anche crisi di panico, vomito, perdita di orientamento». Attraverso l’associazione E-dog, con sede a Foggia e riconosciuta dal CONI (al cui interno sono presenti educatori cinofili A.P.N.E.C. e terapeuti), Diego Buscicchio ha affrontato non poche situazioni di questo genere, intervenendo sia in tenera età che su cani adulti.
In questa intervista entra nel merito della faccenda.
Come si supera il problema dei petardi per i cani?
«La desensibilizzazione sistematica è il trattamento più utilizzato, in grado di dare risultati anche su cani adulti che presentano stati ansiosi a prescindere dai petardi. Consiste in un’esposizione graduale a questi stimoli, tenendo conto del grado di paura del cane e realizzando con lui attività mirate».
Per esempio?
«Un intervento efficace si può ottenere con il gioco, inducendo il cane ad attività ludiche da realizzare proprio durante lo scoppio dei botti, aumentando via via il loro grado di intensità. Al termine del lavoro di recupero, l’animale finisce per associare quel tipo di rumori improvvisi a qualcosa di piacevole, da realizzare insieme con il suo proprietario».
Dunque funziona?
«Sì, a patto che il cane riconosca nel proprietario il ruolo di guida in grado trasmettergli protezione, consentendogli di riequilibrare le proprie emozioni durante i momenti critici: non a caso, il trattamento si fa insieme con i famigliari. I cani, poi, hanno capacità adattative tali da consentire loro di comprendere che questi stimoli, per quanto forti e improvvisi, non sono
pericolosi».
E per i cuccioli?
«Meglio ancora. Anzi, in termini di prevenzione, è necessario intervenire già durante l’imprinting,
nelle prime dodici settimane di vita: l’animale impara così a concepire sin da subito che rumori
improvvisi, anche estremamente forti, non sono pericolosi, ma parte dell’ambiente urbano in cui
dovrà vivere e che è portato a conoscere. Fondamentale però, è affidarsi a un professionista
certificato: un errore, in questa fase, potrebbe risultare molto dannoso per il cane”.
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Di Redazione6 Novembre 2024