La lotta alla mafia si fa partendo dal territorio, e soprattutto coinvolgendo le nuove generazioni. E sono stati proprio l’antimafia sociale, il ruolo delle istituzioni e della scuola nel combattere la cultura mafiosa e l’importanza di generare una nuova prospettiva, i temi al centro dell’incontro “L’antimafia sociale in Puglia” che si è tenuto ieri nell’auditorium della Casa delle culture di Bari, organizzato dal Municipio 3 e moderato dal presidente Nicola Schingaro.
Gli studenti delle terze classi delle scuole secondarie di primo grado del quartiere San Paolo hanno potuto prima ascoltare e successivamente porre delle domande ad una platea istituzionale di esperti del fenomeno mafioso: il procuratore della Repubblica di Bari, Roberto, Rossi, il procuratore di Taranto, Eugenia Pontassuglia, il sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia, Giuseppe Gatti, il presidente onorario della fondazione nazionale Caponnetto, Giuseppe Antoci, il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, il sindaco di Bari, Antonio Decaro, il parlamentare Marco Lacarra e il referente pugliese dell’associazione Libera, don Angelo Cassano. L’attenzione dei ragazzi è stata attratta proprio dai recenti fatti di cronaca, che li hanno spinti a chiedere come mai il boss Matteo Messina Denaro sia stato arrestato dopo 30 anni e quale sia il modo per mettere fine alla mafia.
Alla domanda ha risposto Giuseppe Antoci, costretto a vivere sotto scorta dopo le nuove minacce ricevute dalla criminalità organizzata. «State lontani dalla cultura mafiosa – ha detto agli studenti – Da che parte stare è una scelta da fare adesso. Non ascoltate chi vi dice che siete il futuro di questo Paese, voi siete il presente. A noi tocca il compito di essere credibili e affidabili nei vostri confronti».
Il procuratore Roberto Rossi, passando fra gli studenti, ha invece precisato che «alla fine tutti i latitanti vengono presi. Ci sono voluti 30 anni, ma Messina Denaro è stato preso. Si impiega tempo per arrivare ai risultati perché la realtà non è come la raccontano in tv: le indagini sono frutto di una fatica enorme». E a intervenire sulla necessità di integrare il momento investigativo con il ruolo strategico dell’antimafia sociale è stato l’ex magistrato e presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. «Se questo parterre è qui – ha spiegato il presidente – è perché crede che l’attività investigativa abbia un completamento proprio nell’antimafia sociale». Alla fine dell’incontro hanno preso la parola Pinuccio e Lella Fazio, i genitori di Michele, quindicenne assassinato dalla mafia nel 2001. «Quel 12 luglio ci siamo chiusi nel dolore e nella rabbia. Poi nel 2003 hanno archiviato le indagini – hanno spiegato – allora abbiamo rotto quel silenzio. Nel 2004 il caso è stato riaperto e l’anno dopo gli assassini di Michele sono stati presi. L’invito a voi ragazzi: riprendetevi il vostro quartiere».
Video di Andrea De Vecchis