La deflazione arriva anche in campagna: uva quasi svenduta

I rincari hanno scatenato un effetto deflattivo sulla produzione di uva, spingendone il prezzo fino a cinquanta centesimi al chilogrammo. Come anticipato ieri da L’Edicola del Sud, il crollo del prezzo è dovuto anche a un crollo della domanda dopo che l’inflazione ha portato il prodotto finito, soprattutto il vino, a costi particolarmente elevati. Il risultato è che molte cantine sono piene e un bene che una volta era considerato alla portata di tutti sta diventando un lusso. A pagare il conto più salato alla fine sono gli agricoltori. Coldiretti Puglia ieri ha scritto all’assessore regionale Donato Pentassuglia, chiedendo di convocare al più presto un tavolo di filiera. Il timore è che la campagna di raccolta dell’uva possa avere la stessa evoluzione di quella delle ciliegie. «Per ogni euro speso dai consumatori meno di 15 centesimi vanno a remunerare il prodotto agricolo – spiega Coldiretti Puglia – per effetto delle distorsioni e delle speculazioni che si verificano lungo la filiera a causa degli evidenti squilibri di potere contrattuale». «In campagna l’uva da tavola di Puglia nella migliore delle ipotesi è quotata 50/60 centesimi al chilo, con un mercato freddissimo e prezzi al ribasso anche rispetto a contratti già stipulati. E’ urgente e vitale l’attivazione della Misura 21, un intervento straordinario da cui il settore ortofrutticolo è stato escluso nel periodo Covid, per sostenere le aziende agricole in uno scenario preoccupante per il settore, con la siccità che ha arrecato un ulteriore danno, aggravato dalle grandinate e dagli eventi estremi», aggiunge Alfonso Cavallo, presidente di Coldiretti Taranto.

I produttori chiedono anche una ulteriore stretta sui controlli e l’applicazione della legge contro le pratiche sleali per rendere più equa la distribuzione del valore lungo la filiera ed evitare che il massiccio ricorso attuale alle offerte promozionali.

«I nostri imprenditori hanno aumentato la qualità delle produzioni e al contempo – insiste il presidente Cavallo – è stato diminuito l’impatto ambientale e la percentuale di residui, la più bassa al mondo, con pratiche agronomiche mirate, come la potatura invernale agli interruttori di dormienza, la rimozione delle prime infiorescenze e le potature in verde per la formazione di infiorescenze ritardate, la copertura dei filari, la modulazione dell’irrigazione, i trattamenti antisalini e l’inerbimento controllato, con l’impiego di manodopera altamente specializzata».

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