È una netta inversione di tendenza quella relativa al numero di imprese attive in Puglia. I dati aggiornati al 30 novembre registrano una riduzione di 1.083 attività in un anno.
Un elemento che stride con la crescita, invece, che si era verificata nei precedenti due anni. «La galoppante inflazione – spiega Davide Stasi, direttore dellOsservatorio economico Aforisma – causata dell’aumento esponenziale dei prezzi delle materie prime, ha determinato la chiusura di tante attività. Sono state 196 nella sola provincia di Lecce, quale saldo tra le nuove iscrizioni e le cancellazioni». Lo studio realizzato da Aforisma ha preso in esame tutte le aziende, ad eccezione di quelle inattive o sottoposte a procedure concorsuali. Si tratta, quindi, di un sottoinsieme dello stock totale delle imprese presenti nel Registro delle imprese. Dal 30 novembre 2021 al 30 novembre scorso, il numero delle aziende attive in Puglia è sceso da 334.080 a 332.997. Si sono perse, dunque, 1.083 attività, pari a un tasso negativo dello 0,3 per cento. «Quello che sarà interessante osservare – prosegue Stasi – è se si tratti di ripercussioni negative macroeconomiche o semplicemente di una “normalizzazione” del numero delle imprese attive in Puglia. Quel che è certo è che l’anno 2022 non si sta chiudendo nel migliore dei modi».
Un dato quello della contrazione pugliese che va di pari passo con gli ultimi dati, diffusi dall’Istat, sul calo congiunturale delle vendite al dettaglio, a livello nazionale, del 0,4% (1,2% in volume). Le vendite dei beni alimentari diminuiscono sia in valore (-0,1%) sia in volume (-1,5%), così come quelle dei beni non alimentari (rispettivamente -0,5% e -1,0%). I settori più penalizzati sono le attività manifatturiere che ha perso il 5% dfelle attività in Puglia: da 5.399 a 5.128 (-271 unità). Colpito anche il settore del trasporto e magazzinaggio del 3,8%: da 1.126 a 1.083 (-43 unità). Il commercio cala, sempre a livello nazionale, del 1,8%: da 21.283 a 20.893 (-390 unità). Rispetto a ottobre 2021, il valore delle vendite al dettaglio cresce solo per la grande distribuzione, del 3,4% e il commercio elettronico, su del 6,2%.