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Istat, cresce la produzione industriale: impennata per i prezzi dei beni alimentari

Al di là dei dati freddi l’Istat ogni fine trimestre fa il quadro della situazione a livello internazionale, inquadrando l’Italia in un contesto più grande. Prendendo in considerazione il secondo trimestre del 2025, ha tracciato le linee macroecnomiche. Il Pil sembra infatti in ripresa negli Stati Uniti, mentre starebbe rallentando in Cina e nell’area euro.…
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(Foto LaPresse)

Al di là dei dati freddi l’Istat ogni fine trimestre fa il quadro della situazione a livello internazionale, inquadrando l’Italia in un contesto più grande. Prendendo in considerazione il secondo trimestre del 2025, ha tracciato le linee macroecnomiche. Il Pil sembra infatti in ripresa negli Stati Uniti, mentre starebbe rallentando in Cina e nell’area euro. Le prospettive per l’economia mondiale, ha sottolineato nella nota, restano in ogni caso ancora incerte a causa dei dati negativi che emergono dagli indicatori anticipatori del commercio internazionale. Come già riportato nei giorni scorsi, il prodotto interno lordo in Italia nel secondo trimestre ha mostrato una lieve flessione (-0,1% su base congiunturale): a fronte di un calo dell’export e di un accumulo di scorte, i consumi privati sono risultati stabili mentre la dinamica degli investimenti, seppure in rallentamento, è stata positiva.

La produzione industriale

L’Istituto di ricerca statistica ha poi diffuso i dati della produzione industriale di luglio, che ha visto un leggero aumento (+0,4% rispetto al mese precedente). Nella media del periodo maggio-luglio si registra inoltre un aumento del livello della produzione dello 0,2% rispetto ai tre mesi precedenti. Una crescita che non vale per tutti i settori produttivi, come nel caso dell’energia, in picchiata all’incirca dell’8%. Viceversa si osservano aumenti per i beni di consumo (+2,1%), i beni strumentali (+1,6%) e i beni intermedi (+0,7%). Scendendo ancor più nel dettaglio, i settori di attività che registrano gli incrementi tendenziali maggiori sono la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+10,8%), la fabbricazione di computer e prodotti di elettronica (+6,4%) e le industrie alimentari, bevande e tabacco (+5,7%). Le flessioni più rilevanti si riscontrano, invece, nella fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (-9,4%), nella produzione di prodotti chimici (-2,7%) e nella fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche (-1,6%).

Il prezzo dei beni alimentari

Impennata negativa di anno in anno, invece, sul fronte dei prezzi dei generi alimentari, che dal 2019 ad oggi costano quasi un terzo in più. Un aumento che – ha garantito l’Istituto – è comunque inferiore alla media europea. «I prezzi al consumo dei beni alimentari (cibo e bevande non alcoliche) hanno raggiunto in Italia nel luglio scorso un livello più elevato del 30,1% rispetto a quello medio del 2019», si legge. Come si è accennato, però, nel confronto europeo, tuttavia, la dinamica al rialzo registrata «appare sensibilmente più contenuta sia rispetto alla media dei 27 (+39,2%) sia, tra gli altri principali paesi, rispetto a Germania (+40,3%) e Spagna (+38,2%); nello stesso periodo l’aumento in Francia è stato invece relativamente minore (+27,5%)».

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