«Io, pugliese trapiantato a Ischia vi racconto lo choc dell’alluvione» – VIDEO

«Ho visto automobili sottosopra, case semidistrutte e strade sommerse da mezzo metro di fango»: è uno scenario apocalittico quello che Umberto Mastrapasqua, residente a Ischia da 32 anni ma nativo di Canosa, descrive all’indomani dell’alluvione che ha colpito l’isola verde sabato scorso e che adesso vede molti pugliesi in prima linea nella macchina dei soccorsi.

Tra questi c’è proprio lui, operaio ambientale di 49 anni, sposato con un’ischitana e padre di quattro figli. Quando il fiume di fango e detriti si è staccato dal monte Epomeo travolgendo tutto ciò che ha trovato sul proprio percorso, era l’alba e Mastrapasqua aveva appena concluso il turno di lavoro. «Un amico mi ha riferito che c’era stata una frana – racconta – e ho subito telefonato a mia sorella che abita a Casamicciola, cioè proprio nel comune interessato dalla frana sebbene su un altro versante dove per fortuna non si sono registrati grossi danni». Mastrapasqua si è precipitato sul posto e ha immediatamente prestato soccorso ad alcuni amici titolari di una pompa funebre: «Il garage era sommerso da acqua e fango, le auto all’interno semidistrutte – dice – Un enorme masso, rotolato giù dalla montagna, aveva sfondato la saracinesca di un altro box dove il fango aveva raggiunto quasi mezzo metro di altezza. Più in là, il muro di casa era stato travolto e abbattuto, mentre il corso di un fiume era stato addirittura deviato dalla frana».

Dopo aver aiutato gli amici, Mastrapasqua è tornato al lavoro. E, lungo la strada, ha visto scene che difficilmente riuscirà a dimenticare. «Il fiume di fango aveva ribaltato decine di automobili, abbattuto pali della pubblica illuminazione, tranciato i tubi dell’acqua – aggiunge – Guardavo all’interno delle vetture parcheggiate per verificare che non vi fossero persone intrappolate. Lungo le strade scorreva un torrente di acqua alto mezzo metro tanto che, a un tratto, i miei amici e io ci siamo dovuti riparare per non essere trascinati via».

Quello di sabato scorso, purtroppo, non è l’unico disastro al quale Mastrapasqua ha assistito nei suoi 32 anni sull’isola d’Ischia. Dagli occhi dell’operaio canosino traspaiono ancora terrore e commozione quando parla della tragedia del Monte Vezzi che, nel 2006, franò uccidendo un padre con le tre figlie. Stesso discorso per il terremoto che, nel 2017, devastò Casamicciola spezzando due vite. Tragedie che hanno aperto un dibattito sul mattone selvaggio e sulla manutenzione del territorio: «Stavolta la frana si è staccata dalla parte alta della montagna, dove non ci sono case, ma è venuta giù con una violenza inaudita – conclude Mastrapasqua – Il problema non è solo l’abusivismo edilizio, ma anche la scarsa cura di certe aree. Cosa farò adesso? Continuerò ad aiutare le famiglie colpite con i mezzi a mia disposizione, in attesa che le istituzioni mettano in sicurezza l’intera isola».

«Io, pugliese trapiantato a Ischia vi racconto lo choc dell’alluvione»

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