«Quanto si registra in Sicilia, ma che progressivamente risale dal Meridione al Centro, ha caratteristiche peggiori delle scorse grandi siccità del Nord, ma sta incontrando una minore attenzione dell’opinione pubblica: mai era successo di dover abbattere capi animali per l’impossibilità di alimentarli e dissetarli. Ci stiamo assuefacendo alla cultura del disastro». A lanciare l’allarme è il presidente dell’Associazione nazionale dei consorzi di gestione e tutela del territorio e delle acque irrigue, Francesco Vincenzi, in base ai dati dell’Anbi.
Il dossier-choc
Secondo quanto pubblicato dall’Autorità di bacino del distretto idrografico della Sicilia Il 27 Maggio, dei 288,95 milioni di metri cubi allora trattenuti dalle 29 dighe dell’isola, l’acqua realmente disponibile nei bacini era la metà. «Al netto delle responsabilità della politica, incapace di rispondere adeguatamente all’incedere della crisi climatica – aggiunge Massimo Gargano, direttore generale dell’Anbi- lo scenario è di un allarme rosso per la grande aridità, anticipatrice della desertificazione, su oltre il 50% dei territori in Sicilia, Puglia e Basilicata, cui aggiungere zone costiere di Calabria e Sardegna, nonché zone localizzate lungo la dorsale appenninica e la fascia adriatica».
La Lucania brucia
In una sola settimana di grande caldo, in Basilicata gli invasi sono calati di oltre 20 milioni di metri cubi di acqua, elevando il deficit sul 2023 a quasi 193 milioni. Ecco l’impietosa fotografia delle principali dighe lucane che attualmente contengono 296 milioni di metri cubi di risorsa idrica, rispetto ai 489 di dodici mesi fa.
Gli invasi
In particolare, secondo i dati forniti dall’Ente per lo sviluppo dell’irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia, Lucania e Irpinia, il calo maggiore lo si registra nell’invaso di Montecotugno. Qui attualmente sono invasati 166 milioni di metri cubi, quasi 117 in meno rispetto ad un anno fa. Nella diga del Pertusillo sono contenuti quasi 95 milioni di metri cubi di acqua, 19 in meno rispetto a dodici mesi fa. Poco più di 22 milioni di metri cubi, invece, sono presenti nell’invaso di San Giuliano, rispetto ai 69 dello stesso periodo del 2023. Una situazione definita drammatica dalle associazioni di categoria agricole: dalla trebbiatura nei campi di grano, in alcuni casi interrotta per la poca produzione, alla sofferenza delle coltivazioni ortofrutticole. In ginocchio anche il settore apistico con molti apicoltori costretti a chiudere le aziende o a ridimensionarsi.