Diminuiscono in generale gli infortuni mortali, con un netto calo al Sud, ma quando si analizzano i dati relativi alle denunce per infortunio sul lavoro il numero il dato cresce del 41,1%. È quanto emerge dall’ultimo aggiornamento dell’Inail relativo ai primi sette mesi dell’anno. Il confronto, ovviamente, è relativo allo stesso periodo del 2021.
Sono in aumento, inoltre, le patologie di origine professionale denunciate. Scende, invece, il numero dei casi mortali, condizionato anche dalla minore incidenza della pandemia.
Il Sud paga il prezzo più alto: le denunce per infortunio sul lavoro qui sono cresciute del 58,1%, segue il dato delle Isole (+54,3%), del Nord-Ovest (+48,6%), del Centro (+44,0%) e del Nord-Est (+23,6%). L’aumento dei casi riguarda soprattutto le donne, registrando una crescita del 67,1% (da 112.829 a 188.509 denunce), ma cresce anche la componente maschile dei casi, che presenta un +26,5% (da 199.933 a 252.942). L’incremento ha interessato sia i lavoratori italiani (+44,1%), sia quelli extracomunitari (+28,8%) e comunitari (+23,6%). Dall’analisi per classi di età emergono incrementi generalizzati in tutte le fasce. Quasi la metà dei casi confluisce nella classe 40-59 anni. Quasi inversamente proporzionale il dato delle morti, in calo a livello nazionale del 16% e soprattutto al Sud. Il calo ha riguardato l’Industria e servizi (da 565 a 480 denunce), l’Agricoltura (da 76 a 68) e il Conto Stato (da 36 a 21).Dall’analisi territoriale emerge un incremento di 12 casi mortali nelle Isole (da 40 a 52) e un decremento di 78 casi al Sud (da 192 a 114), di 21 nel Nord-Ovest (da 169 a 148), di 12 nel Nord-Est (da 147 a 135) e di nove al Centro (da 129 a 120). Tra le regioni con i maggiori aumenti si segnalano la Toscana, il Veneto e la Sardegna (+7 casi mortali ciascuna), la Calabria (+6) e la Sicilia (+5). I maggiori decrementi, invece, sono in Campania (-30), Puglia (-24) e Abruzzo (-18). In virtù dei numeri relativi agli infortuni sul lavoro tuonano i sindacati.
«I dati dell’Inail sull’aumento degli infortuni con il dramma di tre morti al giorno nei luoghi di lavoro confermano che siamo un Paese sfregiato nei suoi valori fondamentali – afferma Luigi Sbarra, segretario nazionale della Cisl -. Governo, sindacato e imprese devono dar vita a una nuova strategia nazionale: più controlli e investimenti, prevenzione e formazione per azzerare le morti sul lavoro».
Un tema, anche questo, che sarà al centro degli ultimi giorni di campagna elettorale, vista la gravità che emerge dai numeri e la necessità di interventi immediati.