Inflazione alle stelle, i prezzi stentano a scendere. La Puglia tra le regioni più colpite

Torna a crescere dello 0,2 per cento l’inflazione a settembre rispetto al mese precedente. Ad incidere sono soprattutto i prodotti energetici spinti dai timori legati al perdurare della guerra in Ucraina. È l’unico indice, infatti, a mostrare una impennata a fronte di un costante calo di tutti gli altri ambiti economici in calo da diversi mesi.

Al netto dei prodotti energetici e degli alimentari freschi, infatti, l’inflazione rallenta ancora (da più 4,8 per cento a più 4,6 per cento).

Dai dati territoriali si evince che la Basilicata e Potenza si confermano la regione e il capoluogo con l’inflazione più bassa che, su base annua, si ferma al 3,4 per cento. Va molto meno bene alla Puglia, al sesto posto tra le regioni, a parità con la Sicilia, con un incremento del 5,4 per cento.

A settembre l’inflazione risulta più alta di quella nazionale nel Nord-Ovest (da più 5,8 per cento a più 5,7 per cento), nel Centro e nelle Isole (dove resta stabile al più 5,5 per cento di agosto), mentre risulta inferiore nel Sud (da più 5,2 per cento a più 5,1 per cento) e nel Nord-Est (da più 5,0 per cento a più 4,9 per cento). A impattare negativamente sull’andamento dei prezzi ci sono anche le tariffe dei trasporti passate da più 1,2 per cento a più 3,9 per cento: un salto dell’1,7 per cento da agosto. Ci ha pensato Assoutenti a sottolineare come i prezzi non stiano scendendo come ci si aspettava. Il ritorno alla normalità è più lento del previsto e rischia di prolungare nel tempo la politica restrittiva sui tassi della Banca centrale europea. «Con la risalita dell’energia si rischia in Italia una nuova pericolosa spirale inflattiva», afferma il presidente di Assoutenti Furio Truzzi commentando i dati diffusi ieri dall’Istat. «I prezzi in Italia faticano a diminuire – sottolinea –. In particolare la voce “alimentari e bevande” continua a registrare una inflazione altissima, pari al più 8,5 per cento su base annua, equivalente ad una maggiore spesa da 654 euro all’anno per una famiglia con due figli, solo per mangiare».

Infine una “stoccata” alle recenti iniziative del governo per provare a calmierare i prezzi. «Va bene lanciare panieri trimestrali salva-spesa, ma ciò che più di tutto serve adesso è un intervento sulla tassazione dei beni energetici, dalle bollette ai carburanti, essendoci ampi margini di manovra per operare in tal senso a beneficio non solo dei consumatori, ma dell’intera economia nazionale», conclude Truzzi. Non è molto diverso il parere espresso da un’altra associazione che si batte in difesa del potere d’acquisto. L’Unione Nazionale Consumatori, infatti, parla apertamente di un calo «risibile e illusorio».

«I prezzi, pur se ormai stellari, continuano lo stesso a salire – afferma afferma Massimiliano Dona, presidente dell’associazione -. Per questo urgono interventi seri per ridurre l’inflazione, ad esempio stracciando l’inutile disegno di legge sulla concorrenza che non fa nulla per le famiglie, prevedendo l’abolizione delle penali per abbandonare le compagnie telefoniche o le offerte indicizzate all’inflazione, proibire Shrinkflation e overpackaging, dare una definizione di prezzo anomalo, rinviare la fine del mercato tutelato dell’energia sia per le famiglie che per i condomini, solo per fare degli esempi», sottolinea Doma. L’Unione Nazionale Consumatori ha calcolato che per una coppia con due figli, la famiglia tradizionale di una volta, l’inflazione a più 5,3 per cento significa un aumento del costo della vita pari a 1451 euro su base annua. Di questi, nonostante il calo della divisione dei prodotti alimentari e bevande analcoliche, da più 9,9 per cento di agosto a più 8,5 per cento, ben 654 euro servono solo per far fronte ai rialzi di cibo e bevande. Per una coppia con un figlio, la spesa aggiuntiva annua è pari a 1323 euro, di cui 590 per mangiare e bere, 627 euro per i beni alimentari, per la cura della casa e della persona. In media per una famiglia la stangata è di 1043 euro, 479 per nutrirsi, 508 euro per la spesa di tutti i giorni. Il primato spetta alle famiglie numerose con più di tre figli con una mazzata pari a 1629 euro, 781 per sfamarsi e 818 euro per il carrello della spesa.

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