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Infiltrazioni criminali ed enti: 24 i Comuni pugliesi sciolti

Sono 24 i comuni pugliesi sciolti per infiltrazioni mafiose dal 1991, quando fu approvata la legge istitutiva del provvedimento. Erano gli anni delle stragi e delle grandi cosche, tanto che le prime amministrazioni a essere state oggetto di attenzione da parte degli organi di controllo dello Stato furono Gallipoli e Surbo, in provincia di Lecce,…

Sono 24 i comuni pugliesi sciolti per infiltrazioni mafiose dal 1991, quando fu approvata la legge istitutiva del provvedimento. Erano gli anni delle stragi e delle grandi cosche, tanto che le prime amministrazioni a essere state oggetto di attenzione da parte degli organi di controllo dello Stato furono Gallipoli e Surbo, in provincia di Lecce, sciolte il 30 settembre proprio di quell’anno, terre dove all’epoca imperava la Sacra Corona Unita. Due anni dopo, nel 1993, la lente degli investigatori della prefettura si focalizzò nel nord barese, sciogliendo i comuni di Terlizzi, Modugno e Trani, quest’ultima la città di Salvatore Annacondia, boss legato alle grandi organizzazioni criminali campane e soprattutto siciliane, affiliato alla banda del catanese Nitto Santapaola, pentitosi proprio in quel tempo e diventato uno dei più longevi collaboratori di giustizia. L’anno dopo toccò a Monopoli, poi più nulla.

Per vent’anni la Puglia è stata esente da scioglimenti per infiltrazioni mafiose. Fino al 2014 quando a essere azzerata fu l’amministrazione di Cellino San Marco, mentre l’anno successivo arriva alla ribalta la provincia di Foggia che ben presto diventerà il territorio dove si registreranno i maggiori provvedimenti di scioglimento. Il primo comune sciolto per mafia è Monte Sant’Angelo nel 2015, seguito tre anni dopo da Mattinata: territori dove da decenni insiste una delle cosche, come certificato più volte dalle relazioni della Direzione investigativa antimafia e dalle commissioni parlamentari, più violente del mondo criminale e dove, sempre da moltissimi anni, è in corso una faida tra famiglie malavitose che ha lasciato sul campo decine di cadaveri. È però il 2019 l’annus horribilis per le amministrazioni comunali della Capitanata, in autunno dopo un anno di accertamenti e di indagini da parte di commissari nominati dal prefetto, vengono mandate a casa con l’ignomia delle sottomissione alla mafia le amministrazioni di due dei più grandi centri della provincia: Manfredonia, retta da una giunta di centrosinistra, e Cerignola, all’epoca governata da una coalizione civica di centrodestra. L’acme, però, ancora non arriva, nonostante anche nel resto della Puglia il Ministero degli interni moltiplichi i provvedimenti di scioglimento anche di comuni importanti come Valenzano, Ostuni, il bis di Surbo, sciolto per la seconda volta nel 2018, Carovigno, Trinitapoli e altri centri minori, nel 2020 per la prima volta viene dichiarata decaduta per infiltrazioni mafiose l’amministrazione di Foggia. Il comune daunio è l’unico, insieme a Reggio Calabria, capoluogo di provincia ad essere oggetto di questo tipo di intervento. Lo scioglimento arriva dopo che la giunta di centrodestra, rieletta l’anno prima, era stata oggetto di un’inchiesta giudiziaria che aveva visto l’arresto del sindaco, Franco Landella, e prima ancora del presidente del consiglio comunale, Leonardo Iaccarino, dalle cui dichiarazioni partirono le indagini. Oggi tocca ad Orta Nova e probabilmente non sarà l’ultima.

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