«Un giudice in crisi d’identità, ma sempre più corporativo e gerarchizzato, chiamato a un ulteriore aumento di produttività e di rapidità; sul quale incombono l’algoritmo della giustizia predittiva e l’alienazione di una giustizia senza uomini, e senza udienza, fatta solo di digitale e di telematico». È con questa descrizione che il presidente della Corte d’appello di Bari, Franco Cassano, ha inaugurato il nuovo anno giudiziario.
Una relazione nella quale non sono mancati i riferimenti ai veleni interni alla magistratura: «Non si può affidare troppo a lungo la sorte di un intero potere dello Stato al contenuto delle chat se non destabilizzandolo e delegittimandolo – ha detto – e mettendo così a rischio stessa democrazia del Paese. Credo che, dopo la riforma (dell’ordinamento giudiziario) sia necessario chiudere una volta per tutte, la stagione dei veleni».
Il riferimento all’importanza dell’uso delle intercettazioni: «Gli argomenti utilizzati, persino in Parlamento, contro le intercettazioni in sé, e contro l’uso che se ne fa, sono francamente sconcertanti – ha proseguito- e disegnano le Procure della Repubblica, e le forze di polizia giudiziaria, come poteri che procedono per scopi impropri. Va allora rimarcato che le intercettazioni sono strumenti indispensabili alle indagini, cui non è possibile rinunziare».
«Non si vuole indebolire la capacità di indagare, ma ragionare su beni costituzionalmente protetti, evitare un eccesso di invasività su vite che non hanno alcuna parentela con il processo penale». Il tema delle intercettazioni è stato affrontato anche dal vice ministro alla Giustizia, l’avvocato barese Francesco Paolo Sisto, nel suo discorso durante la cerimonia di inaugurazione del nuovo anno giudiziario. «Le polemiche sul processo penale – ha proseguito – sono paradossali. Le riforme sono importanti, le proporremo con veemenza ma con un focus sulla tutela dei cittadini. Delle riforme non si deve avere paura, vanno affrontate per difendere i diritti dei cittadini».
Un riferimento alla produttività, richiesta dal Pnrr: «La Giustizia non può diventare un problema, non si può cedere all’ossessione dell’ efficientismo come se l’efficienza fosse l’unico target, ma deve esserci perché ci consente di ottenere i fondi del Pnrr».
Un accenno all’edilizia giudiziaria e al Parco della giustizia, il cui primo lotto «sarà consegnato nel 2025» e il cui progetto definitivo con relativi step di realizzazione saranno pubblicati a breve su un sito.