Imprese in controtendenza: turismo e energia trainano il Sud

Sono il turismo, l’energia, i trasporti e l’economia sociale le armi in più che ha il Sud per rilanciare la propria economia. È quanto emerge dallo studio “Panorama economico di mezz’estate del Mezzogiorno” di Srm, Centro Studi collegato al gruppo Intesa Sanpaolo. Dal punto di vista dell’energia il Sud si conferma strategico per il rilevante potenziale di generazione elettrica da fonti green. L’area pesa per il 40% del totale in termini di potenza cumulata installata da Fer. Guardando al settore del turismo, il Mezzogiorno ha rappresentato nel 2021 circa il 20% dei flussi nazionali con oltre 15,4 milioni di arrivi. Considerevole è stato il recupero rispetto al 2020: +43% a fronte di un +41,2% medio nazionale. La componente straniera è cresciuta al Sud del 107,5% (in Italia +62,9%). Secondo le analisi di Srm, per il 2022 nel Mezzogiorno si stima un recupero della domanda sul 2019 dell’89,5% nello scenario base, in linea con il dato nazionale (89,7%). Le presenze domestiche raggiungerebbero il 96,5% del dato del 2019 (per l’Italia 97,2%), mentre la domanda internazionale il 78,1% (per l’Italia 82,3%). In termini di valore aggiunto, si stima poi per l’area una ripresa del Pil, che arriverebbe a quasi i 23 miliardi con un recupero sul 2019 maggiore rispetto alla media nazionale (95,2% contro il 91,6%).

Per quanto riguarda l’ambiente e la sostenibilità, infine, nel Sud l’impronta bioeconomica è maggiore della media nazionale: sono stati prodotti 24,9 miliardi di Va (il 7% del totale economia dell’area. In Italia è il 6,4%), con 715 mila addetti (10,4% del totale occupati rispetto al 7,9% del totale nazionale). Si tratta rispettivamente il 24,1% ed il 35,5% del dato nazionale.

Punti di forza ai quali si aggiunge quello diffuso ieri dalle pagine de L’Edicola del Sud relativo allo sviluppo di imprese innovative: crescono il 54% in più da Roma in giù. Una resilienza per certi versi inaspettata dopo i dati negativi riportati una settimana fa nell’anticipazione del rapporto Svimez.

Le imprese meridionali investono di più della media nazionale

Una resilienza che si traduce anche nella capacità delle aziende di reagire alle difficoltà. Il 49% delle imprese meridionali, infatti, ha realizzato investimenti nel triennio 2019-2021, una crescita di ben 15 punti percentuali rispetto a quanto rilevato nello studio di Srm dello scorso anno. In Italia la quota di aziende investitrici si ferma al 41%, in crescita dal 36% dello scorso anno. Il 43% delle imprese del Mezzogiorno ha investito risorse pari ad oltre il 30% del fatturato nell’ultimo triennio (28% a livello nazionale). Cresce, quindi, si apprende dallo studio, anche la quota di imprese che ha investito in modo rilevante (oltre il 20% del fatturato), dal 60% al 63%, in controtendenza con il dato nazionale, in sensibile contrazione. Guardano, inoltre, sempre più ai mercati globali. La quota di imprese che ricava dall’estero una quota rilevante di fatturato (oltre il 40%) è pari per il Mezzogiorno al 28%, in crescita rispetto al 24% dell’edizione passata. Si riduce, quindi, sia al Sud che a livello italiano, la percentuale di imprese che ha quale riferimento il mercato nazionale.

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