In Puglia aumenta il rischio di povertà o esclusione sociale, così come per Sardegna e Calabria. Diminuisce in Sicilia e Campania ma, in generale, la fotografia del Sud che emerge dai dati pubblicati ieri dall’Istat è poco incoraggiante.
Il Mezzogiorno, infatti, è l’unica area del Paese in cui il rischio di povertà è aumentato, con il 40,6 per cento dei cittadini che lottano per restare al di sopra della soglia minima di sussistenza. Una percentuale che fa riferimento al 2022 e che si conferma stabile rispetto all’anno precedente. Resta netta, però, la differenza rispetto alla media italiana cresciuta al 33,7 per cento dal 33,1 per cento del 2021.
A livello nazionale, a popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale, nel 2022, è pari al 24,4% (circa 14 milioni 304mila persone), pressocchè stabile rispetto al 2021 (25,2%).
Lo studio entra anche nel merito dei redditi, suddividendo i dati per aree geografiche. Ne emerge che le famiglie del Nord-est dispongono del reddito mediano più elevato (31.220 euro), seguite da quelle del Nord-Ovest, del Centro e del Mezzogiorno, con livelli di reddito inferiori rispettivamente del 7%, dell’8% e del 23% rispetto a quello del Nord-est.
«Il reddito mediano varia in misura significativa anche in base alla tipologia familiare – sottolinea l’Istat -. Le coppie con figli raggiungono i valori più alti con 41.218 euro (circa 3.435 euro al mese), trattandosi nella maggior parte dei casi di famiglie con due o più percettori. Le coppie con tre o più figli percepiscono un reddito mediano (42.290 euro) più basso di quello osservato per le coppie con due figli (43.461 euro) e poco superiore a quelle con un solo figlio (39.585 euro)». Tutti elementi che evidenziano le differenze territoriali sempre più marcate tra le aree del Paese.
Al Nord, infatti, vi è un deciso miglioramento delle condizioni di vita e dei livelli reddituali delle famiglie. Spicca soprattutto il Nord-est che si conferma la ripartizione con la minore quota di popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale del paese (12,6% rispetto al 14,2% del 2021). Nella provincia autonoma di Trento, in Emilia Romagna e Veneto si osserva una forte riduzione del rischio di povertà e nelle ultime due regioni anche della bassa intensità di lavoro. In controtendenza la provincia autonoma di Bolzano, dove aumenta il rischio di povertà o esclusione sociale. Il rischio si riduce anche nel Nord-ovest (16,1% rispetto al 17,4% del 2021). In particolare, in Lombardia si riduce la grave deprivazione materiale e sociale e in Piemonte migliorano i tre indicatori.
Anche al Centro si riduce la popolazione a rischio di povertà (19,6% rispetto al 20,4% del 2021), «per la riduzione in particolare – si legge – della grave deprivazione materiale e sociale mentre aumenta l’indicatore di bassa intensità di lavoro».