«Serve un’azione culturale, una cultura delle prevenzione». Lo ha detto don Antonio Coluccia, sacerdote che vive sotto scorta e considerato il prete-eroe di San Basilio per la sua missione nelle periferie di Roma dove tenta di strappare i ragazzi alla criminalità e alla droga, ospite oggi della Commissione di indagine di studio per il contrasto alla criminalità organizzata in Puglia, presieduta da Renato Perrini, per fare il punto sul fenomeno delle cosiddette baby gang.
Don Antonio ha ricordato la sua esperienza, gli sforzi svolti con lo Stato per strappare a quella vita fatta di euro e di non-valori giovani e giovanissimi. Il “padre poliziotto”, come era chiamato dalle forze dell’ordine, è riuscito, un passo alla volta, con il calcio ed il megafono, ma anche con la disponibilità della Polizia di Stato che ha aperto le sue palestre per allenamenti di boxe, ad ottenere risultati. Ha portato poi la sua attività in Puglia dove continua il lavoro.
«Sappiamo che alcune baby gang sono anche legate ai gruppi criminali, quindi vuol dire che può esserci escalation criminale. Il mondo del crimine ruba i sogni, le speranze dei nostri ragazzi», ha detto don Antonio Coluccia. «Io giro le piazze di spaccio con il pallone quindi credo che il gioco, lo sport siano un’alternativa. Gli oratori sono fondamentali», ha aggiunto. A proposito della Puglia, poi, don Antonio ha parlato di «un territorio molto bello ma contradditorio sotto l’aspetto criminale, molto spesso si sottovaluta troppo» il fenomeno criminale.
«Ho fortemente voluto che don Antonio Coluccia portasse, nella Commissione regionale di studio e di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata in Puglia, la sua forte e autorevole testimonianza, perché i suoi suggerimenti possono davvero arricchire il lavoro che stiamo svolgendo sul fenomeno delle baby gang che, in Puglia, sta registrando episodi molto preoccupanti», ha detto il presidente della Commissione, Renato Perrini.