Il Pos divide i commercianti baresi. Le associazioni: «Non facciamo confusione»

La battaglia sui pagamenti elettronici negli esercizi commerciali non è destinata a concludersi presto. Il governo Meloni non ha abbandonato l’idea di cancellare le sanzioni per i negozianti che rifiutano carte e bancomat per acquisti fino a 60 euro, tanto che la norma per il momento resta all’interno della legge di bilancio. Anche se sul provvedimento pesano i giudizi negativi espressi sia dalla Corte dei conti che dalla Banca d’Italia. Quest’ultima ha più volte richiamato l’attenzione sul pericolo che le disposizioni sui pagamenti in contanti entrino in contrasto con la spinta alla modernizzazione del Paese che anima il Pnrr e con l’esigenza di continuare a ridurre l’evasione fiscale.

Intanto il capoluogo pugliese si conferma, secondo uno studio redatto dal forum Ambrosetti, come la città metropolitana più refrattaria ai pagamenti digitali. Nonostante nel resto del Paese sia aumenta la percentuale di italiani che optano per il pagamento con il pos (con oltre il 50% di quanti ne hanno incrementato l’utilizzo rispetto al 2021). Bari resta indietro e anche i suoi commercianti non sono compatti sul tema, che resta estremamente divisivo.

Secondo Vito Scalera, della Fipe Confcommercio però, «da quando hanno introdotto l’obbligo di accettare pagamenti elettronici c’è stato un aumento delle transazioni con carte e bancomat». Ma il nodo per gli esercenti resta quello dei costi di gestione del Pos, che alla fine di conti pesano sul bilancio delle attività. «Per noi commercianti, quello delle spese di gestione legate al pos, resta un interrogativo. Non è vero che le operazioni sono completamente gratuite, sia per i commercianti che per i clienti. Il pos ha un costo che va pagato e queste spese si vanno ad aggiungere a quelle che ogni esercente sostiene e che a fine anno incidono sul bilancio».I commercianti, in ogni caso, avevano iniziato ad adeguarsi alle nuove regole, anche se le commissioni (che non sono standardizzate ma dipendono dall’istituto bancario con il quale si sono presi accordi per attivare il pos) rendono più restii ad accettare pagamenti di piccola entità, come un caffè o una colazione al bar da pochi euro. «Ma non è solo il costo del pos a creare disagi ai commercianti – conclude Vito Scalera – innanzitutto i pagamenti non vengono accreditati immediatamente, ma richiedono qualche giorno da parte della banca, ma si è creata anche una certa disparità di trattamento con l’esenzione per i tabaccai di rispettare l’obbligo di accettare pagamenti con carta. Così si crea solo confusione nei consumatori». Fattori che, sommati tra loro, impediscono alla mentalità del “cashless” di attecchire. «Non è facile abbandonare l’abitudine decennale di usare moneta, ma ogni cambio di mentalità richiede tempo».

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