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Il martinese Paolo Chiafele è tornato a Kiev: «È la mia casa. Il mio futuro è qui ma fermiamo Putin»

Una Kiev stanca, sospettosa che cerca in tutti i modi di ripartire. Questa la fotografia di Paolo Chiafele, italiano che dal 2015 vive in Ucraina e qui produce e vende i salumi della tradizione pugliese. Era rientrato nella sua terra d’origine, a Martina Franca, poco dopo lo scoppio della guerra. Non è tuttavia riuscito a…

Una Kiev stanca, sospettosa che cerca in tutti i modi di ripartire. Questa la fotografia di Paolo Chiafele, italiano che dal 2015 vive in Ucraina e qui produce e vende i salumi della tradizione pugliese. Era rientrato nella sua terra d’origine, a Martina Franca, poco dopo lo scoppio della guerra. Non è tuttavia riuscito a resistere al richiamo del paese che ama e che gli ha dato la possibilità di crescere e creare una propria impresa.

Paolo Chiafele, perché è rientrato a Kiev?

«Non potevo fare diversamente. Sono qui da novembre, ho passato il Natale in Italia. Ora sono tornato in pianta stabile dal primo febbraio. Dovevo far ripartire, sotto il mio controllo, la produzione».

Cosa hai trovato al tuo rientro?

«La voglia di ricominciare c’è, purtroppo non ci sono ancora le condizioni. La gente ha paura, manca spesso l’elettricità e continuano a bombardare la città. Molti missili vengono intercettati prima che arrivino a destinazione, ma non tutti. In questi giorni la situazione è quasi surreale. La città non subisce attacchi missilistici da meno di una settimana. Ci aspettiamo che accada qualcosa con l’avvicinarsi dell’anniversario dell’inizio della guerra. Poca gente in giro. C’è molta tensione».

Come gestisce la paura?

«Ormai siamo abituati, viviamo così. Quando senti i missili devi correre al riparo. Molta gente si rifugia nei piani interrati dei palazzi, ma non è la cosa giusta da fare non sono dei bunker. Dicono che un posto sicuro è la metropolitana, ovviamente per chi vive nei paraggi».

L’economia è ancora ferma?

«Non va bene. C’è sicuramente meno traffico, meno gente, si vende meno. Anche io ho dovuto rallentare la produzione. Prima avevo una portata di due tonnellate e mezzo di salumi, quantità che adesso posso dimenticare».

Cosa dice la tua famiglia in Italia delle tua scelta?

«Sono stato dieci mesi in Italia senza lavorare, il mio pensiero era sempre qui. Non è facile abbandonare quello che hai costruito. Casa, lavoro, vita. Io qui ho puntato sul mio futuro. Mi raccomandano sempre di fare attenzione ed essere prudente. Mi fa male l’indifferenza di chi vive la guerra da lontano, sembrano tutti stanchi della notizia e tutti pronti a cambiare canale. Anche noi qui siamo stanchi di vivere la guerra ma non possiamo fare altro che continuare a viverla».

Cosa pensa della situazione politica?

«Disprezzo Putin. Bisogna fermarlo, il suo obiettivo non è solo conquistare l’Ucraina. Se non avesse trovato l’Ucraina a fare resistenza, chissà fin dove si sarebbe spinto».

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